Differenziata il grande imbroglio

26 ottobre 2010 - Sergio D’Angelo, Guido Piccoli
Fonte: Repubblica Napoli

Com´è possibile che Napoli non riesca a liberarsi dell´immondizia come tutte le altre città del mondo sviluppato? Le risposte sono tante, perché tante e aggrovigliate sono le cause del disastro. Ma ora che questo è esploso – dopo il miracolo berlusconiano – la sua spiegazione è sempre più chiara: il disastro è programmato e voluto. La mal chiamata “emergenza rifiuti”, che dura da poco meno di 20 anni, è una cuccagna per una triade di ferro che ha distribuito, sotto lo sguardo compiacente degli uomini dello Stato, i voti ai politici, gli appalti agli imprenditori e i soldi ai camorristi. Una dozzina d´anni fa, la politica affidò la soluzione del problema immondizia, lasciato fino ad allora ben bene degenerare, a un apparato d´imprenditori e affaristi, guidato dall´Impregilo.
La maggiore multinazionale italiana nel settore delle costruzioni e dell´ingegneria vi si catapultò appropriandosi della parte del ciclo che avrebbe comportato investimenti e tecnologia, mentre i clan continuavano a gestire le discariche e l´indotto. I risultati delle scelte fatte, incentrate sul binomio perverso discariche-inceneritore, sono agli atti della magistratura. Ma la politica ciecamente sembra voler proseguire sulla strada di sempre. Se negli anni Novanta si sarebbe potuta concedere qualche attenuante agli amministratori pubblici per la loro incapacità, per la corruzione delle strutture e per la loro incondizionata fiducia che “quelli del Nord” (l´Impregilo, in particolare) potessero risolvere il problema, adesso risulta ingiustificato e criminale perseverare in una scelta alternativa alla riduzione, alla separazione e al riuso dei rifiuti. Gli amministratori di una grande città come Napoli, circondata da centri urbani densamente popolati, dovrebbero scegliere questo “ciclo virtuoso” per limitare al massimo l´uso di discariche e inceneritori. Invece continuano a fare esattamente il contrario, restituendo l´immagine internazionale di una città eternamente coperta dai rifiuti e agendo a discapito della salute pubblica e della pacifica convivenza, messa a dura prova dalla repressione delle proteste delle popolazioni sacrificate da scelte di improbabili localizzazioni degli impianti.
È significativo, a questo proposito, il grande bluff della “raccolta differenziata”, intesa come elemento centrale di un diverso modo di affrontare il problema dei rifiuti. Che fine hanno fatto i 270 milioni di euro promessi dal governo nel 2008 che avrebbero consentito di finanziare la raccolta differenziata ai Comuni campani che ospitavano gli impianti di trattamento? Dopo 16 anni di disastro del Commissariato straordinario dei rifiuti, Napoli e la Campania sono all´anno zero, senza che i loro amministratori, al di là del diverso schieramento partitico, mostrino di voler cambiare strada.Anziché realizzare la più grande discarica europea, la seconda a Terzigno (che l´Europa ritiene una barbarie senza precedenti), bisogna far fronte all´ennesima crisi con rimedi inevitabili anche se costosi: lo sversamento dell´immondizia nelle discariche delle altre province (limitato nel tempo e controllato dalle popolazioni locali) e il suo invio nei Paesi più organizzati, dove i rifiuti sono una risorsa e non una dannazione. Vanno realizzati sul serio la raccolta differenziata e gli impianti a valle, a cominciare da quelli di compostaggio, dove trattare la parte umida. E infine va eliminato l´obbrobrio, solo italiano, del regalo degli incentivi economici (del Cip6) ai termovalorizzatori, a discapito dei finanziamenti per lo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili.

Powered by PhPeace 2.6.4