Inchiesta appalti, il presidente Asìa in Procura
L’assalto dello scorso settembre ai mezzi per la raccolta dei rifiuti, ma anche un servizio condotto sempre più a singhiozzo e sempre meno al passo con le esigenze del territorio. Ma anche e soprattutto gli appalti: rapporti contrattuali ad incastro, che legano un’azienda pubblica come l’Asia a una ditta privata del calibro di Enerambiente, che a sua volta si avvale, in alcuni casi, di forza lavoro esterna. Questo ed altro nel corso della audizione di Claudio Cicatiello, presidente Asìa, convocato qualche giorno fa in Procura. Cicatiello è stato sentito come testimone. Tecnicamente si è trattata di una «sit», di una testimonianza resa a sommaria informazione, nella quale il presidente della Municipalizzata ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Gianni Melillo e del sostituto procuratore Paolo Sirleo. Appalti, subappalti, impiego dei lavoratori stagionali, improvvise defezioni. Ma anche strani episodi, come le fiamme appiccate lo scorso 23 settembre a numerosi mezzi della Enerambiente negli stabilimenti di via De Roberto. Guerra dei rifiuti, emergenza infinita, la Procura vuole vederci chiaro, tanto da convocare il vertice di Asia, della municipalizzata che cura la raccolta rifiuti in città, fino ad accendere i riflettori su eventuali forme di subappalto, sui rapporti che si sono creati negli ultimi anni nei gangli vitali della raccolta dei rifiuti sul territorio metropolitano. Si parte da un dato di cronaca: la notte tra il 22 e il 23 settembre scorsi, il raid vandalico della sede di Enerambiente, con 46 compattatori danneggiati, ma anche quattro auto e tre furgoni resi inutilizzabili. Una cinquantina i teppisti in azione. Chi sono? Qual era l’obiettivo del raid? Ma è ancora la scansione cronologica degli eventi a rappresentare il terreno di confronto tra gli inquirenti e il potenziale testimone: facile ipotizzare domande sulla decisione di un gruppo di operai della Enerambiente di solidarizzare con un gruppo di lavoratori stagionali utilizzati a pieno ritmo nel corso degli ultimi mesi. Chi ha appicato le fiamme negli stabilimenti di Napoli est? C’era un movente politico? Inchiesta in corso, mentre su un altro versante proseguono le audizioni a Roma sul caso Napoli. Sono attese domani le audizioni - siamo dinanzi alla commissione d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti - del procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, ma anche dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, due pionieri dell’azione investigativa sull’emergenza spazzatura a Napoli e in Campania. Dinanzi all’organo presieduto da Gaetano Pecorella, dunque, i vertici ed esponenti dell’ufficio inquirente napoletano. Attesa per la posizione del procuratore Lepore, che ha recentemente fatto riferimento nel corso di alcune interviste agli interessi della camorra dietro la gestione delle discariche. A porte chiuse, anche l’intervento di Noviello e Sirleo, che questa mattina condurranno invece in aula una delle udienze a carico dei vertici Impregilo e dell’ex commissariato antirifiuti in Campania. Truffa, falso, abuso d’ufficio, le accuse mosse ad oltre venti imputati, ritenuti responsabili di aver gestito in modo poco trasparente la realizzazione di impianti di cdr che avrebbero dovuto rivoluzionare il sistema di raccolta in Campania.