Sette giorni per trovare il sito, pronta la richiesta di «stato d’emergenza»
Sette giorni. Stefano Caldoro non intende andare oltre il 26 ottobre, giorno in cui «è previsto il regolare funzionamento degli impianti siti nella provincia di Napoli». I tempi che il governatore si è dato sono tempi stretti. Il presidente della Regione non intende lasciarsi cuocere a fuoco lento e vuole che questa crisi, la prima da quando si è insediato a Palazzo Santa Lucia, si concluda presto e bene. A chi gli sollecitava che l’ordinanza firmata ieri mattina avesse la durata di sessanta giorni Caldoro ha risposto che sette giorni erano, sono, sufficienti per ripulire Napoli e la sua provincia. Insomma, soluzioni provvisorie che diventano definitive non sono nell’agenda del presidente che anzi, a dispetto della sua nota propensione alla mediazione, in questa vicenda ha voluto mostrare la sua faccia più nascosta, quella del decisionista. «Bisogna decidere e intervenire tempestivamente quando la situazione lo richiede. In passato quando si doveva decidere non si è fatto», ha detto ieri. Il 26 ottobre, dunque. Entro quella data il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro dovrà aver individuato la discarica, alternativa o meno a Terzigno, in cui dovranno conferire i comuni del Napoletano. Il 26 ottobre è una sorta di linea del Piave. Se per quel giorno non saranno emerse novità sostanziali Caldoro potrebbe trovarsi di fronte a un’altra scelta difficile: chiedere al governo la dichiarazione dello stato di emergenza. In sostanza, potrebbe profilarsi un nuovo commissariamento, se nelle mani di Bertolaso o di altri si vedrà. In alternativa, ma è l’ipotesi meno probabile, potrebbe essere lo stesso Caldoro, supportato dal governo e avvalendosi dei poteri sostitutivi che la legge gli concede, a indicare il sito della nuova discarica. Una cosa è certa, il governatore non vuol finire nell’angolo e per riuscirci è convinto che ci sia una sola strada, «decidere per evitare che si ripetano gli errori degli ultimi anni quando si rinviavano scelte importanti». Nè Caldoro intende lasciarsi condizionare dai ricorsi al Tar annunciati dai presidenti delle Province di Avellino e di Caserta, ricorsi che il governatore rispetta ma di fronte ai quali si dice tranquillo perchè l’ordinanza è subito operativa. È una linea, quella del decisionismo, che il governatore intende perseguire tanto sui rifiuti quanto nella sanità perchè di fronte a un debito di circa 5,5 miliardi non è possibile tergiversare. In questo senso, sull’applicazione del piano ospedaliero Caldoro è fermo, sa che se si dovesse cedere su un fronte subito se ne aprirebbe un altro. Lunedì scorso i sindaci irpini accorsi a Napoli per perorare le ragioni dell’ospedale di Bisaccia si sono lamentati di non essere stati ricevuti. Nessuno sgarbo istituzionale, hanno fatto sapere dalla Regione, ma solo la necessità di restare coerenti alla linea. L’unica concessione, per approfondire il piano e non per cambiarlo, è l’incontro, ma solo con il presidente della Provincia e il commissario della Asl, che dovrebbe tenersi la prossima settimana. Rifiuti e sanità sono stati la bestia nera di Bassolino. Caldoro lo sa e non vuol lasciarsi ingabbiare.