"Rifiuti inerti a Cava Vitirllo" Si candida A2A
Solo materiale secco nella cava di Terzigno: potrebbe essere questa la soluzione trovata dagli esperti per evitare la nuova e più grave emergenza rifiuti che incombe ormai sulla Campania. Una soluzione alla quale sta lavorando anche la A2A con il suo presidente Giuliano Zuccoli. L’impresa già la applica in alcuni siti della Lombardia, ma anche della Gran Bretagna. Dell’ipotesi si sarebbe parlato anche in una serie di incontri con la Protezione Civile. L’ennesimo tentativo di fermare la valanga che rischia di travolgere la Campania. Della necessità di rimettere in sesto gli stir ha parlato più volte l’assessore regionale Giovanni Romano che punta sulla biostabilizzazione dei rifiuti. La tecnica avanzata dalla Ecodeco, l’azienda della A2A che si occupa delle discariche, sarebbe in grado, invece, di lavorare sull’intera massa dei rifiuti e non solo sulla frazione umida. In Campania, però, si punterebbe a stabilizzare soprattutto l’umido. Già nelle settimane scorse l’amministratore delegato dell’Asia, Daniele Fortini, che è anche presidente di Federambiente, aveva spiegato: «A Terzigno o altrove non ci debbono più essere invasi per rifiuti tal quale, ma finalmente occorre utilizzare quegli spazi secondo le tecniche della landfill maining come già avviene in Lombardia e negli States. Come il rifiuto urbano che esce dalle nostre case può essere una risorsa, così lo possono essere i rifiuti collocati nelle discariche. In Lombardia ormai, così come in buona paste degli Usa si stanno realizzando impianti sulle vecchie discariche che hanno la caratteristica di accogliere rifiuti per sei - sette anni. Poi queste materie vengono prelevate e trasportate ai forni di incenerimento perché hanno perduto la loro componente organica e possono essere utilizzate agevolmente come combustibile». Ma per il momento, a Terzigno, si cercherebbe più semplicemente di portare un materiale secco che evitare la puzza che ha afflitto gli abitanti della zona nelle ultime settimane. Una soluzione che potrebbe essere l’ultima carta da giocare per evitare una nuova Waterloo, ma che ha già incontrato un ostacolo. Per far partire i nuovi impianti, infatti, bisognerebbe liberare i capannoni degli stir che nel corso di sedici anni di emergenza sono stati utilizzati anche come siti di stoccaggio arrivando a ospitare la bellezza di 61 mila tonnellate di spazzatura, 25 mila solo negli impianti della Provincia di Napoli. Liberare gli stir di Caivano (gestito dalla stessa A2A), Giugliano e Tufino (affidati all’Asia) potrebbe essere, però, più difficile del previsto. Il generale Mario Morelli, responsabile della struttura stralcio e dell’unità operativa, ha infatti spiegato alla commissione ecomafie che l’appalto per portare via le montagne di spazzatura, è stato vinto da una ditta Pugliese. Ma questa per entrare in azione, avrebbe bisogno dell’autorizzazione della Regione Puglia che, per il momento, lo ha rifiutato. E del resto anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che pure non era stato interpellato, si è fatto avanti per spiegare che non accetterà mai di ricevere la spazzatura che viene dalla Campania. Ma i tecnici sono decisi ad andare avanti. E si continua a lavorare anche sul terreno delle compensazioni. Ai Comuni che hanno ospitato impianti di lavorazione dell’immondizia sono stati promessi 280 milioni di euro, 140 li doveva mettere il governo e altrettanti la Regione. Ma i soldi non ci sono. A Tremonti è stato chiesto di rendere disponibili almeno una quarantina di milioni di euro per distribuirli tra i Comuni del Vesuviano. Per il momento, però, non è arrivato nessun via libera. Tanto che il presidente del consiglio Berlusconi, ha più volte rinviato la promessa visita a Terzigno.