Rifiuti, dall'Antimafia stop alla ditta della raccolta
Raccolta dei rifiuti: a rischio l'appalto dei due lotti affidati a Enerambiente. La prefettura di Venezia ha infatti informato l'Asia che la ditta presenta elementi di preoccupazione ai fini antimafia lasciando alla partecipata del Comune di Napoli la facoltà di decidere i passi successivi. Su alcuni esponenti aziendali graverebbero rapporti sospetti con esponenti di varie organizzazioni criminali: dalla camorra alla Sacra Corona unita. L'Asìa ha ora davanti a sé tre strade: confermare l'appalto, assumere in proprio il compito di raccogliere anche nella zona destinata a Enerambiente, chiedere alle ditte genovesi che hanno vinto gli altri due lotti (la Lavajet e la Docks Lanterna) di scendere in campo anche per quelli destinati alla società del gruppo Gavioli. La prima strada difficilmente sarà percorsa: i rapporti con un azienda dal curriculum incerto potrebbe gettare ombre anche sulla partecipata del Comune di Napoli. Cosa che difficilmente l'amministratore delegato, Daniele Fortini, e il presidente Claudio Cicatiello, accetteranno di fare. Del resto un'operazione di questo tipo coinvolgerebbe necessariamente il Comune che di Asìa detiene il cento per cento di azioni. Anche la seconda strada si presenta impervia: la partecipata ha, infatti, molti dipendenti (più di duemila) ma pochi mezzi. Non resta che sperare che le imprese genovesi accettino di lavorare anche nei lotti assegnati a Enerambiente, quelli dell'Arenella e di Stella San Carlo. Ma certo la notizia arrivata ieri da Venezia non è un fulmine a ciel sereno. Le nubi si addensavano minacciose su Enerambiente già da diversi mesi e nelle ultime settimane il temporale era diventato più che prevedibile. Il nome della società era venuto fuori già nel rapporto del Gia in cui si decideva l'interdittiva antimafia per la Saba ecologia. La ditta, secondo il gruppo ispettivo antimafia, sarebbe collegata a tale «D’oriano Antonio, già proposto per l’applicazione di una misura diprevenzione antimafia, figlio di Domenico indicato in un informativadei carabinieri quale anello di congiunzione tra il clan D’Alessandro ela Sacra Corona Unita». Poi nelle scorse settimane uno dei dirigenti, Giovanni Faggiano, era stato coinvolto nell'inchiesta abruzzese che aveva coinvolto dodici persone, tra le altre il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi e una serie di assessori e consiglieri regionali e parlamentari Pdl. Ma anche a Napoli l'azienda era da tempo nell'occhio del ciclone a causa di una serie interminabile di proteste di dipendenti e lavoratori interinali che avevano portato a blocchi e disservizi. Già nella scorsa primavera, quando l'asìa aveva diminuito il numero di utenti affidati e Enerambiente, questa aveva sospeso i contratti ai soci della cooperativa Davideco e questi, spesso con l'appoggio degli stessi lavoratori della società appaltatrice, avevano più volte bloccato i mezzi. Un crescendo che era culminato a fine settembre con l'assalto al deposito della stessa Enerambiente e con il danneggiamento di 46 veicoli. Intanto l'azienda aveva ingaggiato un contenzioso con l'ispettorato del lavoro che gli contestava l'utilizzo di lavoratori in subappalto. E non solo: i soci della Davideco appartenevano in gran parte alla ex cooperativa San Marco colpita a sua volta da interdittiva antimafia. Insomma una situazione estremamente complessa che già in primavera aveva convinto l'asìa a bandire il servizio esterno con una gara europea. Tutte quelle organizzate in precedenza, infatti, non erano state assegnate. L'ultimo tentativo era andato a vuoto perché per tutti i lotti c'era una sola offerta valida. E anche in quel caso la parte del leone l'avevano fatta Enerambiente e Saba.