Termovalorizzatore, via alla bonifica dei suoli vertice al ministero per il piano Napoli est

Partito il recupero dell'area di Via de Roberto dove sorgerà l'impianto dell'Asìa
14 ottobre 2010 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

Via alla bonifica dei terreni dove dovrà sorgere il termovalorizzatore di Napoli est. Stamattina alle 10,30 ci sarà un incontro tra tecnici nella sede del ministero dell'ambiente: parteciperanno rappresentanti della Regione, dell’Asìa, dell'assessorato all'Igiene del Comune di Napoli, dell’Arpac, del commissariato alle bonifiche e della Sogesid. L'impianto sorgerà su di un'area di 12 ettari localizzati in via De Roberto proprio accanto al depuratore, e ricade in una zona di interesse nazionale che è quindi soggetta a procedure di attenta verifica. Il commissariato alle bonifiche ha già eseguito nei mesi scorsi la caratterizzazione. A quel che pare l'inquinamento del terreno non sarebbe allarmante. Diversa la situazione della falda acquifera che nell'intera zona orientale è da tempo inquinata: basti pensare che a San Giovanni e a Barra hanno lavorato per decenni le raffinerie di petrolio. E proprio a partire dalle caratterizzazioni già eseguite bisognerà organizzare la bonifica necessaria per poi passare alla costruzione dell'impianto. I lavori saranno probabilmente affidati alla Sogesid, la società in house del ministero dell'Ambiente. In queste settimane si sta cercando di accelerare sui tempi di realizzazione del termovalorizzatore. La Regione ha finalmente concesso le aree al sottosegretariato che dovrebbe ora passarle ad Asìa. Il precedente assessore, Walter Ganapini, aveva temporeggiato e si era più volte dichiarato contrario alla costruzione di tre impianti di questo tipo in Campania (oltre a quello già in funzione ad Acerra bisognerebbe crearne un altro a Salerno). Intanto, però, la situazione è diventata molto più complessa: terminata (almeno sulla carta) l'emergenza, per ottenere le necessarie autorizzazioni bisognerà seguire le vie ordinarie e quindi l'intera proceduta sarà molto più lunga e difficile. Nel marzo del 2009 è stato siglato un accordo di programma tra la partecipata del Comune di Napoli e il sottosegetario Bertolaso che ha affidato compiti precisi a entrambi i firmatari. L'Asìa ha costituito una società di scopo, la Nea (Napoli energia ambiente), che controlla al cento per cento, con un capitale di 500 mila euro. La Nea venderà sul mercato il 49 per cento% delle proprie azioni. E' stato poi istituito il comitato tecnico scientifico guidato dal professor Giancarlo Consonni (politecnico di Milano) incaricato di predisporre la bozza per il bando di gara. L'aggiudicatario dovrà occuparsi della costruzione dell'impianto e della gestione. È previsto un bando di gara europeo. Si stima che i costi di realizzazione siano compresi tra i 230 e i 260 milioni che dovranno essere sborsati dalla società costruttrice alla quale andranno parte dei proventi dei primi sette anni di gestione dell'impianto che brucerà intorno alle 400 mila tonnellate di rifiuti all'anno. Un po' meno di Acerra che ne brucia 600 mila. A Bertolaso, in base al protocollo del 2009, è toccato il compito di acquisire le aree e consegnarle alla partecipata e provvedere alle autorizzazioni. Ma intanto, come dicevamo, si è completato il ciclo delle emergenze e quindi bisognerà seguire la prassi ordinaria che fa in gran parte capo alla Regione. Il cantiere avrebbe dovuto essere aperto la scorsa estate, ma ora si parla della primavera del 2011. Se tutto andasse bene ci vorrebbero poi almeno tre anni per costruire l'impianto. Una gara contro il tempo che l'amministratore delegato di Asia, Daniele Fortini, ha più volte ripetuto di essere intenzionato a vincere. Il termovalorizzatore di Napoli, infatti, dovrebbe assorbire praticamente l'intera produzione di rifiuti della città e metterla in salvo da ogni possibile futura emergenza. Non solo: dovrebbe salvare Asìa dalla condizione di perenne difficoltà economica in cui naviga. Gli incassi potrebbero essere investiti per il servizio di raccolta e per dare efficienza alla raccolta differenziata che non riesce a schiodarsi dalla percentuale del venti per cento.

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