«Nessun dialogo, così si parte male» La protesta dei comitati. E non solo
«Non ci sono più i manifestanti di una volta», ride dall'ultima fila un poliziotto in assetto antisommossa, tra blindati e scudi di protezione. Si sta annoiando. A cento metri c'è il Coordinamento di lotta per il lavoro, quello dei disoccupati storici e comunisti, a cui si sono aggiunti gli indultati. Gli unici dei 9 tra cortei e presidi della giornata che hanno improvvisato un'incursione e accarezzato la «zona rossa», arrivando fino a via Toledo a pochi passi dalla prefettura. Appena mezzora di faccia a faccia con polizia e carabinieri, cori e volantini per chiedere lavoro. Curiosi affacciati ai balconi, turisti muniti di macchine fotografiche pronti a immortalare gli eventi, commercianti con le braccia incrociate. Nessuno ha mai pensato un solo istante di potersi fare male. «Tienimi lo scudo va, che vado al bagno», gli risponde un altro amico celerino.
«Sono già le 15 e non c'è stata nemmeno una denuncia»: gongola avvilito un reporter nascosto dietro il cordone di sicurezza, con il badge del consiglio dei ministri. Solo coreografie. Mille poliziotti schierati, commissariati allertati, e tiratori scelti appostati sui palazzi intorno al Plebiscito. «Ma quando mai - spiega Laura con un biondissimo bimbo nel passeggino - da casa mia vedo tutta la piazza, i cecchini ce li hanno risparmiati». Dagli interni però assicurano, «ci sono».
Sono già le 15 e il corteo dei migranti della Rete antirazzista, senza bandiere né sigle, al grido di «siamo tutti rom» è già sfilato diritto fino a piazza del Municipio. Hanno incrociato i disoccupati all'altezza della Questura di via Medina, gli hanno lasciato la precedenza, poi sono passati davanti agli O.s.s., al sindacato Azzurro, all'associazione Principio e dignità, agli Indultati sottoproletari, agli Eurodisoccupati, per stazionare davanti a Palazzo San Giacomo, sede del comune. Senegalesi, marocchini, pachistani, e un gruppo di rom, non ci stanno a essere considerati illegali solo perché stranieri. Quelli allontanati da Ponticelli sono i più scatenati, urlano, cantano, si fanno vedere e sentire, quasi come una liberazione dopo quanto avvenuto. Un gruppetto di ragazzini esce dal corteo: «Tornate dentro e comportatevi bene, siete sempre voi a fare casini», dice un nigeriano. Un voi «scolastico» che significa i più vivaci, quelli dell'ultimo banco. Davanti al Maschio Angioino il patchwork è cucito, ci sono tutti, si può andare a pranzo. Anche il partito dei pensionati che ha finito di volantinare all'uscita della funicolare centrale, il gazebo de La destra che ha fatto propaganda a fianco alla sede centrale del Banco di Napoli. Loro si sono aggiunti all'ultimo momento e hanno fatto salire il conto delle iniziative a 11.
Manca solo il «temuto» corteo dei centri sociali, i cinquemila compagni di Francesco Caruso, che avevano dato qualche preoccupazione all'intelligence, ma nemmeno poi troppa. I rapporti della Digos avevano mantenuto un basso profilo: il pericolo dei disordini è pari a zero. Sono le 15 è inizia il diluvio. A piazza Dante danno forfait i seguaci di Gerardo Marotta, il fondatore dell'Istituto per gli studi filosofici. Quelli dell'Assise di Palazzo Marigliano, gli studiosi che dovevano informare la popolazione su un ciclo rifiuti malato e avevano perfino pensato di proiettare il docufilm Beutiful cauntri. Piove, governo ladro, scherzano un po' tutti. «Se c'è una cosa che il napoletano medio odia più della monnezza, quella è la pioggia», dicono dalla Rete salute e ambiente, mentre si infracidano i sacchetti neri con le facce di De Gennaro, Iervolino, Bassolino, «pericolosi per la salute e l'ambiente». Si bagna il comitato di Chiaiano, Acerra, Giugliano; si inzuppano le Rdb, i Cobas, il camion dell'amplificazione, i centri sociali, i Carc. Ombrelli e impermeabili, buste della spesa come copricapo. Gli stakanovisti della piazza avevano temuto che i «saltuari piovaschi» previsti dai colonnelli meteo avrebbero avuto la meglio: è stato un pareggio. Niente corteo oceanico, ma una più che dignitosa manifestazione in linea con le previsioni. Anche se gli organizzatori arrischiano «un siamo in 7mila». Forse non è questo il punto, ma le motivazioni della sfilata contro il pacchetto sicurezza che criminalizza i migranti e per un piano rifiuti concordato con le popolazioni. Non è un corteo colorato, né allegro. Troppe le incognite, le informazioni da passare. Arrivano a piazza Municipio, una delegazione incontra Berlusconi. Che si mantiene abbottonato. Lo fanno all'uscita quelli della Rete: «Il nuovo governo non parte per niente bene. Finge un'apertura formale al dialogo con le reti ambientaliste e poi militarizza e secreta le aree delle discariche. Questa scelta dimostra arroganza ma anche debolezza». L'appuntamento è per oggi pomeriggio alla Rotonda Titanic, che, diciamolo, porta un po' sfiga.