"Veleni nelle falde" Scatta la protesta del Lacryma Christi

Confagricoltura: vino e frutta, crisi d'immagine
"Terreni inquinati, lo sversamento deve terminare"
14 ottobre 2010 - Francesco Gravetti
Fonte: Il Mattino

Terzigno. «Se le acque sono inquinate, che fine farà il Lacryma Christi, il famoso vino noto e apprezzato in tutto il mondo e considerato uno dei prodotti più importanti delle terre del Vesuvio?». Se lo chiedono i coltivatori ed i produttori di vino dell’area protetta, sempre più allarmati dopo i dati diffusi sulle indagini condotte nei pozzi spia circa la contaminazione della falda nell’area della discarica di Terzigno. Secondo i rilievi effettuati dall’Asìa Napoli, nella falda acquifera intorno alla discarica di località Pozzelle c’è stato il superamento dei limiti consentiti dalla legge di ferro, manganese, nichel, zinco, cadmio e soprattutto Pcb, una classe di composti organici considerati inquinanti e tossici. «Se i dati sono confermati è evidente che esistono tutti i requisiti per il sequestro dell’area e la chiusura di una discarica che al danno olfattivo e respiratorio sin qui procurato rischia di aggiungere anche quello della pericolosità dell’acqua», chiarisce il presidente del Parco Nazionale del Vesuvio Ugo Leone. Ma l’allarme maggiore arriva dalla Confagricoltura di Napoli. Il presidente Arturo Nucci e il e direttore Francesco Fiore non usano mezzi termini: «Siamo a un passo da un ingiustificabile disastro ambientale, umano ed economico. Nelle zone vesuviane esiste una realtà, composta da centinaia di aziende e migliaia di addetti che con grande professionalità e tra infinite difficoltà, coltivano le balze del vulcano e inviano in tutto il mondo i frutti del loro lavoro. Si tratta di produzioni agricole la cui diffusione commerciale si associa strettamente al nome e alla immagine del Vesuvio e che verrebbero irrimediabilmente danneggiate dall’apertura della discarica di Cava Vitiello». Quelli di Confagricoltura non si riferiscono solo al vino del Vesuvio, ma anche ai numerosi altri prodotti tipici del territorio intorno al vulcano: «Certo, c’è il vino: a Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase si coltivano più di mille ettari di uva doc da cui si produce il Lacryma Christi. Ma migliaia di persone vivono anche grazie alla coltivazione ed alla commercializzazione delle albicocche. La produzione del pomodorino del piennolo del Vesuvio dop, invece, dà lavoro e reddito nei Comuni di Ercolano, Torre del Greco, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Pollena Trocchia e Sant’Anastasia. Insomma, un intero territorio è a rischio». A sentire i produttori, la preoccupazione di Confagricoltura è fondata e riguarda soprattutto il danno d’immagine dovuto alla presenza della discarica sul Vesuvio: «Fino all’anno scorso abbiamo continuato a ricevere buone ordinazioni, ma in tanti ormai ci chiedono della discarica, vogliono garanzie e rassicurazioni. Il futuro è nero». E a proposito di immagine, al grido d’allarme di cittadini, politici ed operatori economici ora si aggiunge anche quello degli artisti. Gli eredi di Salvatore Emblema, il pittore di Terzigno morto nel 2006 e considerato uno dei maggiori esponenti dell’avanguardia italiana del dopoguerra, gestiscono un museo che porta il nome del padre in via Vecchia Campitelli, poco distante dalla discarica: «Siamo seriamente preoccupati. Temiamo che il nome Vesuvio possa essere per sempre associato alla discarica», fanno sapere.

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