In piazza gli irriducibili del no: ci dichiara guerra
La casalinga di Chiaiano afferra il microfono e comincia dal palinsesto della sera precedente. «Bruno Vespa è un uomo cattivo». La puntata di Porta a Porta sui rifiuti non le è piaciuta, appare chiaro. La spiegazione, amplificata dalle casse, rimbomba in tutta piazza Municipio. «Non hanno detto che se faranno la discarica non ci saranno più le ciliegie, i fichi, tutto il microclima, scompariranno le donnole e i picchi».
Il corteo del no a tutte le discariche ha marciato comunque, nonostante condizioni ambientali proibitive, una pioggia inclemente e il vento che nell'imbuto di via Medina a momenti sradicava gli striscioni dalle mani. Assomigliava molto a quello del luglio 2007, e poi a quello dello scorso gennaio, stesso percorso, stesso finale sotto le finestre del Municipio. Ad aprire, allora c'erano rispettivamente gli abitanti di Serre e i pianuresi, ieri gli abitanti di Chiaiano e zone limitrofe, domani altri ne arriveranno. Dietro, gli irriducibili di Rete Campana Salute e Ambiente. Sigle e associazioni itineranti, da una paventata apertura di discarica all'altra. Ambientalisti, Cobas, centri sociali, ex Disobbedienti, comitati di quartiere. «Se hanno la minima intenzione di mettere Chiaiano contro Serre, Sant'Arcangelo a Trimonte contro Ariano Irpino, sappiano che siamo tutti uniti, non vogliamo discariche, non vogliamo inceneritori, l'unica alternativa è la raccolta differenziata». È la struttura permanente, lo zoccolo duro sul quale si basa una protesta sempre uguale a se stessa, cambia soltanto la località. «Proprio come le ciliegie, una tira l'altra. Una volta nati, i comitati spontanei restano nella nostra associazione. Dalla battaglia localistica passano a una visione generale del problema, acquisiscono conoscenza di problemi che prima non li riguardavano da vicino». L'avvocato civilista Pietro Rinaldi è uno dei capi di Salute e Ambiente. «Ieri in piazza c'era il comitato di Chiaiano e poi c'era la nostra rete. Sono due realtà che si sovrappongono». Lo schema è questo, così come viene enunciato.
In qualche modo, quelli della Rete rappresentano il supporto logistico. Il resto arriva dalla popolazione locale e in genere si tratta dei toni e dei gesti più estremi. Anche ieri, le voci più esasperate tra le tante che si alternavano al megafono erano quelle delle donne di Chiaiano, che urlavano contro Bruno Vespa, i giornali, tutti coloro che non mettono in evidenza le ragioni della loro rabbia. Nel caso di Chiaiano c'è la falda acquifera dell'area collinare che rischia di essere inquinata nel giro di vent'anni, e la vicinanza con il più grande polo ospedaliero di Napoli. A Serre, il sito di Valle della Masseria, giudicato strategico dall'allora commissario Bertolaso, venne scartato per la sua vicinanza ad una oasi naturalistica del Wwf. Si ripiegò su Macchia Soprana, di dimensioni ridotte, con una strada in salita che in caso di maltempo diventa impraticabile per i camion a pieno carico.
Fu la grande sconfitta di Bertolaso, e la vittoria di Alfonso Pecoraro Scanio e Tommaso Sodano, il parlamentare di Rifondazione comunista che passò giorni e notti presidiando l'accesso all'area. Adesso è cambiato tutto, non c'è più quella rappresentanza parlamentare che faceva sponda con le proteste degli abitanti e i governanti campani, con qualche oscillazione, sembrano ormai allineati sulla necessità di aprire le discariche. «Non ci ascolta più nessuno» dicevano ieri quelli di Chiaiano mentre tornavano a casa.
L'assenza di interlocutori, la sensazione di isolamento potrebbe rendere ancora più strette le maglie della Rete. Rinaldi dice invece che in linea di principio non cambia molto. «Quello che noi contestiamo è la legittimità della politica a scegliere senza consultare la cittadinanza. In un Paese normale non si mette l'esercito a presidiare le discariche. Con questo atto, il governo Berlusconi è almeno chiaro negli intenti: individua la popolazione come il nemico da fronteggiare, precipita la Campania in uno stato di guerra civile».