Depuratori l’inchiesta passa a Napoli
Sono stati trasmessi a Napoli, alla sezione specializzata nei reati ambientali, i due fascicoli - delle Procure di Nola e di Santa Maria Capua Vetere - relativi alla gestione di quattro depuratori. Trasferimento d’obbligo, essendo i reati ambientali di competenza regionale e quindi degli uffici giudiziari napoletani. L’inchiesta battezzata «Acque chiare», condotta dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Caserta, nell’aprile scorso aveva portato a sessantuno persone iscritte nel registro degli indagati e all’emissione di quattro misure interdittive a carico dell’allora amministratore delegato della Hydrogest Gaetano De Bari, del presidente del consiglio di amministrazione Domenico Giustino, del capo impianto del depuratore di Napoli Nord Luigi Piscopo e del capo impianto del depuratore Foce dei Regi Lagni, Mauro Pasquariello. Secondo le Procure Hydrogest, che gestisce tre dei quattro impianti sequestrati, per aumentare i guadagni avrebbe lesinato sugli interventi di manutenzion. L’indagine della Guardia di Finanza di Caserta, svolta in collaborazione con i tecnici dell’Arpac e dell’Enea, aveva individuato le principali cause di avvelenamento di terreni, falde acquifere e coste del litorale domizio-flegreo: gli scarichi abusivi attraverso l’immissione diretta nei Regi Lagni delle deiezioni animali, documentati attraverso l’impiego di telecamere; l’immissione diretta nel canalone borbonico dei fanghi tossici provenienti dal ciclo delle depurazioni delle acque; l’immissione diretta nei Regi Lagni e nella rete dei canali confluenti di scarichi e rifiuti provenienti da insediamenti produttivi industriali.