In quinamento scatta l'allarme per il Cervaro
"Ariano in movimento" chiama l'Arpac
Potrebbe trattarsi del percolato proveniente dalla discarica di Difesa Grande. L’allarme per le condizioni in cui versano le acque del fiume Cervaro, in località Tesoro di Ariano Irpino, a confine con Villanova del Battista, viene lanciato da alcuni residenti della zona. Da alcuni giorni le acque fluviali hanno assunto una strana colorazione, vicina al nero. «In tanti anni di emergenza-rifiuti, anche quando la discarica era aperta, - hanno ammonito alcuni contadini che abitano proprio a ridosso del ponte sul fiume, verso la strada che conduce al mega sversatoio - non abbiamo mai assistito a qualcosa del genere». Per questa ragione, su specifica segnalazione, è stato sollecitato l’intervento dell’Arpac. In una nota fatta pervenire anche al sindaco di Ariano Irpino, Antonio Maniero, Giovanni Maraia di «Ariano in Movimento» scrive: «Sulla scorta delle informazioni ricevute e riferite ad un episodio verificatosi il giorno 6 ottobre scorso (in effetti ancora oggi le acque risultano scure, ndr), è possibile ipotizzare che sia avvenuto unno scarico di percolato da rifiuti». Due le possibili ipotesi: la prima che ci sia stata una fuoriuscita di liquido refluo della discarica dai pozzi di raccolta, la seconda - più probabile - che ci sia stato in qualche punto dell’alveo del fiume Cervaro qualche scarico clandestino. Ma, al di là della origine che abbia determinato la strana colorazione delle acque fluviali, Maraia chiede all’Arpac «di voler accertare la natura delle acque nere e se il terreno bagnato dal Cervaro presenti sostanze tossiche e materiali pesanti». L’episodio non è certamente l’unico verificatosi lungo il fiume che sfocia nel golfo di Manfredonia. Il primo significativo accadimento si registrò nel lontano 1998, a pochi anni di apertura dello sversatoio che ha ingoiato, in 10 anni, la bellezza di un milione e mezzo di metri cubi di rifiuti provenienti da tutta la Campania. Allora il disastro ambientale che, nello specifico toccò il torrente Lavella, affluente del Cervaro, fu riscontrato dall’Asl. Mentre alcuni anni dopo ulteriori episodi testimoniarono di un continuo inquinamento del corso fluviale tanto che allora il sostituto procuratore della Repubblica, Michela Palladino, indagò sul fenomeno della fuoriuscita di liquidi scuri dalla discarica disponendo persino il sequestro probatorio della parte dell’impianto interessata alla tracimazione del liquido. Intanto, nella nota inviata all’Arpac, Maraia chiede anche «di verificare se il percolato (raccolto negli appositi pozzi, ndr) non solo di Difesa Grande, ma anche dalla vicina discarica di Pustarza, sia regolarmente e costantemente trasportato presso i depuratori specializzati nel trattamento dei reflui da discarica». Mentre si attende ancora l’inizio della bonifica di Difesa Grande. Difatti, dopo la chiusura del 2004, al procedimento di caratterizzazione dell’invaso non v'è stato alcun seguito: né sono bastati i circa 3 milioni di euro stanziati dalla Regione Campania, né i fondi che l’Asi-Dev (società cui spetta la bonifica), nel corso degli anni, stante la convenzione stipulata con l'allora Commissariato per l’emergenza-rifiuti (la percentuale sulle 33 lire spettanti per ogni chilogrammo di rifiuto sversato era destinata alla bonifica) ha incassato.