"No discarica" sit-in agli Scavi turisti bloccati

Blitz dei comitati di lotta a Pompei
sui cartelli slogan in inglese e tedesco
11 ottobre 2010 - Susy Malafronte
Fonte: Il Mattino

Proteste a Pompe POMPEI. La marcia su Pompei del popolo anti-discarica: prima in santuario a pregare, poi a bloccare l'ingresso al sito archeologico per un'ora. Ieri mattina la città degli scavi e del santuario si è prestata a platea internazionale della protesta contro l'apertura di una seconda discarica a Cava Vitiello. «Pompei è una città internazionale - hanno detto i manifestanti - il mondo deve sapere come i governanti italiani voglio distruggere il patrimonio dell'umanità». Il corteo, partito da Terzigno, ha raggiunto il santuario della Beata Vergine del Santissimo Rosario, dove era in corso la celebrazione del rito domenicale e, al termine, si è diretto all'ingresso degli scavi di Porta Marina Superiore impedendo l'entrata ai turisti fino alle tredici. Il primo cittadino della città mariana Claudio D'Alessio, presente al rito religioso con i sindaci delle città gemelle di Pompei e dei patti di amicizia (in visita a Pompei in occasione della settima edizione dei festeggiamenti di "Pompei è città"), ha ribadito l'ampia solidarietà ai colleghi sindaci e ai residenti dei comuni di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase. «Dobbiamo impedire che si compia uno scempio ecologico - ha detto il sindaco D'Alessio - gli scavi di Pompei, come il parco del Vesuvio, sono patrimonio dell'umanità e pertanto vanno salvaguardati. Non possiamo permettere che il nostro territorio venga penalizzato con la realizzazione di una seconda discarica. E' in gioco - ha detto D'Alessio - un intero indotto economico che ruota intorno al turismo internazionale. Per non parlare della gravità e dei rischi che comporterebbe per la salute dei cittadini». Molte le donne e gli anziani, sul cui volto si leggevano la rabbia, la delusione, lo sconforto, la stanchezza di molte notti insonne e la paura di perdere una battaglia che non possono permettersi di perdere, hanno percorso chilometri a piedi pregando e inneggiando inni anti-discarica. All'ingresso dell'area archeologica i manifestanti hanno intrattenuto i turisti con comizi improvvisati, spiegando il perché si trovavano lì, invece di godersi una calda giornata di festa. Gli stranieri, bloccati per un'ora fuori dalla città sepolta, hanno ascoltato con interesse le ragioni di «un popolo arrabbiato e deluso», esprimendo tutta la loro solidarietà. Molte le guide turistiche che si sono prestate a tradurre in più lingue i discorsi del popolo anti-discarica. Per protesta contro l'apertura della seconda discarica, gli scavi di Pompei erano rimasti chiusi per due ore lo scorso trenta settembre. A interdire l'ingresso ai turisti i lavoratori riuniti in assemblea, il cui ordine del giorno era problema dei rifiuti nei comuni vesuviani. Gli iscritti a Cgil, Cisl, Uil, Flp, Rdb e Unsa per due ore incrociarono le braccia per solidarietà ai residenti dei comuni investiti dal problema. «Come lavoratori del sito archeologico più grande del mondo, dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità - ribadiscono nuovamente i dipendenti della soprintendenza di Napoli e Pompei - siamo chiamati dalle nostre coscienze ad aderire alla protesta. La presenza di una discarica e la prossima apertura di un'altra, all'interno del Parco Nazionale del Vesuvio, in un territorio dove sono presenti oltre agli scavi di Pompei altri importanti insediamenti archeologici quali il Museo di Boscoreale, gli scavi di Terzigno in località Cava Ranieri, gli scavi di Oplonti, mettono in ginocchio l'economia locale e rischiano di compromettere lo sviluppo di questo territorio a chiara vocazione turistica».

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