Conorzio, in arrivo proteste clamorose ma senza i sindacati

Ancora in attesa degli stipendi di settembre i lavoratori si organizzano autonomamente
10 ottobre 2010 - Antonio Pastore
Fonte: Il Mattino

Tormentone del Consorzio Unico di Bacino, una settimana di stand-by e da lunedì via alle azioni di lotta «a gruppi» senza l’ombrello delle sigle sindacali. Perché dopo i cortei, il caos scatenato dalle discariche e dagli impianti occupati, dopo i sospetti sabotaggi ai mezzi della raccolta, dopo la raffica dei Comuni e dei gruppi di Comuni che tentano la fuga dal Cub come un’evasione da Alcatraz, i lavoratori - solo quelli dell’articolazione casertana sono 1250 - hanno deciso di lasciar perdere la vertenza in attesa degli eventi (che in effetti incombono con scadenze ravvicinate) e di concentrarsi sul primo bisogno: lo stipendio. E visto che quello di settembre non spunta (il Consorzio non ha soldi perché i Comuni non pagano, la Provincia non può sopperire con fondi propri come invece vorrebbe la legge), stanno meditando gesti clamorosi, individuali o a piccoli gruppi. Nel frattempo il cronoprogramma, inesorabile, va avanti: entro ottobre la Giseg, il braccio operativo della gestione rifiuti made in Provincia (direttore tecnico Giovanni Perillo), dovrebbe presentare il suo piano industriale (l’ente di corso Trieste, il 29 settembre, ha inviato, da parte sua, la bozza del piano globale dell’impiantistica); a fine anno termina il lavoro del commissario liquidatore del Consorzio Gianfranco Tortorano e si dovrebbe estinguere il Cub Napoli-Caserta con il contemporaneo avvio della provincializzazione integrale del ciclo dei rifiuti. Sempre che Cesaro e Zinzi non riescano ad ottenere da Bertolaso il rinvio (hanno chiesto la proroga di un anno) della data fatidica. In caso contrario in pochi giorni si dovranno risolvere problemi rimasti in sospeso da mesi. Come la separazione delle due tranche del Consorzio, che per il momento è ancora «unico» comprendendo il Napoletano e Terra di Lavoro, e - connesso a questo nodo - la suddivisione degli esuberi, calcolati in 424 ma non ripartiti per provincia. Per le unità considerate «eccedenti» il commissario liquidatore alla fine del mese scorso ha già presentato domanda per la cassintegrazione, primo step della messa in mobilità, senza però poter individuare i nominativi. «Stiamo cercando una soluzione per loro, ma anzitutto - ha detto e ripetuto l’assessore provinciale Arena - l’articolazione di Caserta si deve svincolare da quella napoletana». In verità, oltre lo sbocco naturale della Giseg, la Provincia sta pensando ad altre attività per assorbire i lavoratori che provengono dal Consorzio, magari all’interno degli impianti esistenti o da realizzare, che potrebbero tamponare gli esuberi casertani. La situazione operativa, però, con il passare dei giorni si fa sempre più caotica. «I dipendenti lavorano dove e come possono - spiega il segretario regionale Filas Domenico Merolla - dato che in molti casi non dispongono di mezzi sufficienti o di condizioni idonee ad operare e che in altri casi i Comuni, agendo in proprio, stanno affidando ai privati la raccolta». Perché il disfacimento del Consorzio, in effetti, sta avvenendo sul campo, a macchia di leopardo. Dopo la ribellione di Camigliano, dove il sindaco ha pagato con la rimozione il rifiuto di aderire alla provincializzazione, la rivolta contro il Consorzio dilaga. Il 30 settembre, ad esempio, un pool di nove paesi dell’Alto Casertano con in testa il sindaco capofila di Tora e Piccili Angelo De Simone (Marzano Appio, Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania, Mignano Monte Lungo, Caianello, Rocca D'Evandro, Presenzano) ha presentato in Provincia ed in Regione un protocollo d'intesa per il «distacco» dal Consorzio unico di Bacino dei rifiuti, «delineando in linea di massima - spiega il primo cittadino di Tora e Piccilli - la metodologia e la tempistica con cui vorremo gestire il nostro territorio». Fuga obbligata per non cadere nel baratro dell’emergenza ma che va in direzione opposta a quella della legge 26, allineandosi invece alla gestione in proprio finora appannaggio dei grandi Comuni.

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