Bagnoli, ecco i veleni che finiscono in mare

Tonnellate di catrame, scarti edili e materiale pericoloso sotto la colmata. Indagano i vigili
9 ottobre 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

lo speleologo Luca Cuttitta di fronte a un immenso accumulo di catrame. La «terrazza sul mare» dove si è ipotizzato di accogliere gli eventi del Forum delle Culture 2013, galleggia su un mare di rifiuti speciali. La colmata a mare è travolta da una incuria e da un abbandono che ne stanno minando le fondamenta fino a renderla pericolosa, inagibile. Viaggio nel cuore di Bagnoli, dove sono nascosti i veleni invisibili dell’area industriale, dove l’inesorabile susseguirsi delle maree s’infila sotto quel che resta dell’asfalto, aggredisce e rende deboli i pilastri, raccoglie il veleno e lo trascina verso il largo. Un disastro ambientale che va avanti senza soluzione di continuità, e senza che qualcuno intervenga per bloccarlo. Il sopralluogo nelle viscere di Bagnoli è stato effettuato dalla polizia municipale. Su ordine del comandante Luigi Sementa che aveva ricevuto personalmente una segnalazione sulla pericolosità ambientale, un gruppo di agenti guidato dai tenenti Ciro Colimoro e Michele Esposito si è presentato nell’ex area industriale. Residui di materiali edili e ferrosi nascosti sotto la colmata a mare A fare strada ai vigili nei meandri dei sottoservizi di Bagnoli, lo speleologo Luca Cuttitta, presidente dell’associazione «La Macchina del Tempo». La verifica nel sottosuolo si è trasformata in un viaggio nell’orrore e nel degrado. Chilometri di cunicoli interamente invasi da melma, residui industriali, rifiuti edili, materiale speciale. C’è, soprattutto, catrame. Tonnellate di materiale nero e colloso che hanno invaso un terzo dei cunicoli. Quella robaccia inquinante avvolge quasi completamente i giganteschi tubi che un tempo collegavano il molo di attracco delle navi alla fabbrica di Bagnoli. Sono condotte del diametro di un metro e, per la maggior parte, sono spaccate, tranciate di netto. Probabilmente il catrame era all’interno delle tubature ed è stato trascinato fuori dall’acqua del mare che in maniera ciclica si solleva e avvolge qualunque cosa. Avanzare nei tunnel bui, con le scarpe che si incollano alla melma nera, non è impresa facile. Quando, poi, si incontrano ostacoli, diventa quasi impossibile proseguire. Gli ostacoli si trovano quasi tutti in corrispondenza dei tombini: è chiaro che nel tempo qualcuno dall’alto li ha aperti e ha sversato lì dentro qualunque tipo di rifiuto. Si tratta, per la maggior parte, di residui edili: mattonelle, pietre, pezzi di mobili. In alcuni punti è stato anche trovato materiale che potrebbe essere eternit, ma bisognerà analizzarlo per comprenderne la pericolosità. Ciò che appare immediatamente pericoloso, invece è lo stato di conservazione della gigantesca struttura sotterranea che sorregge tutta la colmata. Si tratta di grossi pilastri sui quali si poggia la «terrazza sul mare». Attualmente quei pilastri sono avvolti dall’acqua che ha trovato una strada per infilarsi fino al cuore di Bagnoli e per corrodere ogni cosa, anche le strutture di sostegno. Quasi tutto il ferro del cemento armato è letteralmente «esploso» dall’interno delle colonne e della base che sorregge l’asfalto sovrastante; brandelli arrugginiti sono appesi ovunque, anche le passerelle che servivano a sostenere i cavi elettrici si sono sfaldate e sono crollate. La sensazione è che da un momento all’altro l’intera struttura possa accasciarsi e crollare, mescolandosi con i veleni sottostanti e con il mare. Fanno ribrezzo le stalattiti che pendono dal soffitto e dai tubi di scolo mezzi spaccati. Sono giallastre iridescenti, si sono create per il gocciolamento costante di materiale velenoso, nella migliore delle ipotesi da liquami. Dopo il sopralluogo i vigili proseguiranno i controlli e approfondiranno le verifiche sui materiali ritrovati lì sotto e sulle responsabilità di quella zona che non rientra fra quelle di proprietà di Bagnolifutura. Le indagini non saranno facili, anche se la parte più dura è stata già effettuata: con i piedi incollati nel catrame e la testa incastrata fra stalattiti velenose.

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