Caos Acerra "L'inceneritore è fuori norma"
Il gestore ribatte: monitoraggio continuo, tutto ok
«L’impianto non è conforme a quanto previsto dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)»: lo scrive la direzione tutela del territorio della Provincia di Napoli nella relazione del 28 luglio sul sopralluogo effettuato al termovalorizzatore di Acerra. Un documento di sei pagine che analizza punto per punto tutto quello che accade nel’impianto e che si conclude con una serie di rilievi e che sarà il piatto forte del dossier che domani il consigliere Tommaso Sodano (autore anche di un libro sui rifiuti, «La Peste») consegnerà ai procuratori Federico Bisceglie e Maurizio De Marco per ribadire la sua richiesta di sequestro dell’impianto già avanzata un anno fa al momento dell’apertura dell’impianto. Secondo il consigliere non sarebbero rispettate le 27 prescrizioni del ministero dell’ambiente. Diversi i punti critici evidenziati dai tecnici della Provincia che scrivono tra l’altro: «Dalla disamina delle scritture ambientali acquisite sia il 15 aprile 2010 sia durante il presente sopralluogo, è emerso che il rifiuto Cer 190115 (ceneri di caldaia contenenti sostanze pericolose) non risulta mai smaltito». La Partenope ambiente che gestisce il termovalorizzatore dovrebbe provvedere all’inertizzazione dei materiali. Procedimento che secondo i tecnici della Provincia non viene effettuato: le ceneri verrebbero mischiate ai residui di filtrazione dei fumi e avviate a smaltimento «senza alcuna preventiva certificazione di analisi condotta sul rifiuto al fine della sua effettiva classificazione». E ancora si sottolinea che i fanghi provenienti dall’impianto di trattamento delle acque reflue vengono smaltite presso l’impianto della Progest spa di Gricignano con l’intermediazione della Vela Servizi srl di Maddaloni. Una procedura che non convince gli esperti della Provincia. Questi sottolineano l’opportunità di evitare passaggi intermedi. Bisogna poi notare che la Progest di Gricignano è stata coinvolta nel luglio dello scorso anno, in un’indagine giudiziaria che portò al sequestro dello stabilimento. Nelle conclusioni gli esperti sottolineano che l’impianto non è conforme all’Aia anche per molti altri motivi. L’autorizzazione prevede infatti una serie di feedback di sicurezza che risultano assenti: un secondo sistema di monitoraggo delle emissioni, un sistema per il controllo in continuo del mercurio e uno per il prelievo in continuo dei microinquinanti organici. Inoltre i tecnici scrivono: «Non risultano inoltre effettuati buona parte degli altri interventi strutturali riportati nell’Aia». E in effetti nel verbale dell’incontro del 15 settembre dell’osservatorio ambientale, pubblicato sul sito dello stesso ente, Partenope Ambiente ha spiegato: «Per il 30/11/2010 dovrebbe essere avviata e posta sotto test la duplicazione del sistema di monitoraggio fumi al camino (Sme), il sistema di monitoraggio in continuo del mercurio al camino di ogni linea, il sistema di prelievo in continuo dei microinquinanti organici al camino di ogni linea. In data 30/07/2010 è stato effettuato l’ordinativo del portale di rilevamento della radioattività e per fine novembre dovrebbe essere completata la relativa installazione». E ieri l’azienda ha precisato: «Partenope Ambiente attua una gestione professionale secondo le regole della buona tecnica dell’impianto nel rigoroso rispetto della legge. Siamo certi di non aver commesso alcuna violazione e in questo senso abbiamo già fornito agli enti di controllo tutte le precisazioni resisi necessarie, chiarendo tutti i punti». Non basta. Secondo i tecnici della Provincia ci sarebbero altre procedure non conformi all’autorizzazione: il mancato recupero dei materiali ferrosi, l’assenza di trattamento di inertizzazione del polverino, la carenza nel deposito dei rifiuti pericolosi. Un quadro tutt’altro che rassicurante specialmente se collegato con la deposizione del procuratore di Nola Paolo Mancuso alla commissione Ecomafie. Il magistrato ha infatti spiegato che sul termovalorizzatore sono in corso due inchieste. Quella della Procura di Napoli mira a chiarire gli aspetti amministrativi, e quella di Nola gli eventuali danni ambientali. E infatti il sindaco di Acerra, Tommaso Esposito, ha scritto ieri all’Arpac e agli assessori all’ambiente di Regione e Provincia per chiedere la diffusione dei dati in loro possesso «al fine di assumere ogni decisione atta a tutelare la salute pubblica».