"Basta violenza, danneggiati i veri disoccupati"

Guerriglia per il lavoro, i sindacati attaccano le liste: "Non si può trattare in mezzo alle barricate"
3 ottobre 2010 - Livio Coppola
Fonte: Il Mattino

«La città è assediata dai violenti, non si può trattare in mezzo alle barricate». Non nascondono le difficoltà i sindacalisti napoletani, impegnati in questi giorni in numerose trattative con la Regione dedicate ad altrettante vertenze lavorative. Trattative in buona parte inficiate dal clima di assedio che si sta sviluppando in piazza, tra occupazioni, aggressioni e intimidazioni varie a opera di gruppi organizzati dai tratti sempre più indefiniti. E per questo fuori controllo. Dalle sigle confederali l’allarme viene sollevato all’unisono, perché l’emergenza occupazione non diventi esclusivamente una questione di ordine pubblico. «In questi giorni Napoli viene colpita dalle manovre di frange pericolose, dedite alla violenza e all’intimidazione, da cui il sindacato si è dissociato tanti anni fa - spiega Michele Gravano, segretario regionale della Cgil - Possiamo capire la disperazione di tante categorie di lavoratori, causata anche da atteggiamenti sbagliati delle istituzioni. Come sindacato pensiamo che la Regione stia sbagliando tutto, ma la violenza non serve assolutamente a niente». Facile che il pensiero vada verso l’assessore al Lavoro Severino Nappi, vittima di ripetute intimidazioni. «È un bravo ragazzo e ci sta illustrando il piano per l’occupazione che ha ideato - continua Gravano - Resto convinto che si debba fare molto di più, ma senza creare un clima impossibile». In Campania i disoccupati sono oltre 260mila e sicuramente non si riducono a un mero elenco di liste, alcune delle quali oggi piene protagoniste di azioni spesso oltre la legalità: «Mi piace ricordare che ci sono migliaia e migliaia di lavoratori che vivono con dignità il disagio - puntualizza Anna Rea, segretario campano della Uil - In questi giorni, invece, l’emergenza occupazione sta andando oltre il merito della questione, è diventata un problema di sicurezza, ma così le vere trattative perdono serenità. Con la conseguenza che risultano danneggiati i lavoratori, e paradossalmente anche gli stessi disoccupati appartenenti ai gruppi organizzati, convinti di ottenere qualcosa con forzature e raid. Dico solo che così non si può andare avanti». Un dramma occupazione su due fronti, dunque. Il primo, che prende ancora la strada della concertazione; il secondo, sfogato in strada creando tensioni e pericoli. Una spaccatura che dura da anni: «I rapporti con i movimenti dei disoccupati si sono guastati molto tempo fa, dopo il terremoto dell’80 - ricorda Giuseppe Gargiulo della Fnp Cisl - quando le prime degenerazioni violente costrinsero i sindacati a prendere le dovute distanze. Forse ci sono sfuggiti di mano? Dopo tanti anni dico che non poteva essere altrimenti, perché non si può arrivare a compromessi con la violenza. Oggi sentiamo di gente che va a minacciare la madre di un assessore al citofono, sono cose lontane anni luce da qualsiasi tipo di protesta sindacale». Da Fincantieri alla sanità, dalla Fiat ai corsi di formazione. Decine di vertenze, manifestazioni ispirate da destra e sinistra. Questo il quadro in cui si muovono, in modo frastagliato, i professionisti della paura. Sui quali i sindacati pongono interrogativi chiari: «Quali interessi hanno fatto sì che tanti disoccupati ci sfuggissero di mano? - si chiede Franco Falco, segretario napoletano dell’Ugl - Oggi vediamo troppi professionisti della disoccupazione, che forse non chiedono lavoro, ma hanno solo interesse a destabilizzare. Il sistema è sotto pressione ma noi continueremo a trattare senza cedere alla violenza».

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