Napoli, ancora scontri per i rifiuti I sindaci: Non mandateci Bertolaso
A Boscoreale il primo cittadino chiuso in una tenda inizia lo sciopero della fame
TERZGNO È la fase delterrore. Quello degli autisti dei camion minacciati dai nemici senza volto, di nuovo nei cuore di Napoli, un attimo prima che il viaggio agganci il carico di immondizia e la scorta della polizia. Quello delle aziende di raccolta stufe di attraversare i territori nemici per sversare in discarica. E quello delle forze dell'ordine, carabinieri e agenti che anche ieri hanno fronteggiato, nel buio delle contrade vesuviane, i rischi di imboscate e roghi, mentre uno di loro il secondo in due giorni finisce in ospedale ferito da una pietra. E anche il terrore dei sindaci esposti al fuoco della rabbia popolare. Al punto da chiedere, quasi invocare, al prefetto di Napoli Andrea De Martino: «Ci mandassero un altro commissario. Porti lui il peso. Ma non Bertoiaso». Un clima in cui persino il Pdl campano accusa il governo ceritrale. E le inefficienze delle istituzioni rischiano di svanire sotto la coltre dell'alibi-camorra. E il quarto giorno di crisi rifiuti, Emergenza Seconda, nell'autunno 2010 che non prevede supercommissario. Non per ora, visto che il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, avvisa: «Se non intervengono gli enti preposti, lo farà il governo. Non siamo disposti a restar fermi». È lo stesso giorno in cui il sindaco di Boscoreale Gennaro Langella (geograficamente più vicino alle due discariche di Terzigno), coinincia il suo sciopero della fame. Chiuso in una tenda volante, con pc e acqua, proprio in polemica col metodo Bertolaso. «Avesse mantenuto una sola promessa, l'ex sottosegretario ai rifiuti», accusa lui.
I toni sono pacati, il malessere sedimentato. «La discarica è fetida, attira animali, non sono arrivati i ristori economici e il governo è determinato ad aprire cava Vitiello, la seconda per vastità in Europa. Non una delle garanzie è stata rispettata. Perciò andrò fino in fondo - aggiunge Langella -. L'italia deve sapere che non siamo noi gli inaffidabili». E chi? «Negli ultimi mesi, prima l'assessore regionale, poi il presidente della Provincia di Napoli si sono pronunciati, ufficialmente, contro la seconda discarica nel parco Vesuvio. Ora si rimangiano ogni parola, ma ingoino anche le responsabilità».
La tensione resta alta, mentre gli uffici della Digos stanno esaminando i video delle rivolte e ricostruendo profili e volti di chi distrutto 54 automezzi nelle ultime ore. Lasciando a terra, tra le province vesuvianee dell'agro aversano, 1200 tonnellate. Proprio a Napoli, intanto, nuove intimidazioni sibilate da alcuni centauri su uno dei mezzi della Enerambiente, che raccoglie i rifiuti sotto scorta. «Vi fate proteggere? Tanto, troveremo il modo di appicciarvi, di bruciarvi lo stesso i mezzi». Un attimo dopo sono già spariti, resta la strategia della pressione quando non si può pi devastare un autoparco. E quando, confessano gli inquirenti, «gli aulisti stessi preferirebbero non essere protetti: per consegnare subito i mezzi ai devastatori e sfuggire ad altri rischi». Anche a Terzigno, sassaiole come frecce attraversano un'altra notte di sitin. Gli scontri mandano in ospedale un altro funzionario di polizia, ma 190 camion riescono a raggiungere la discarica di cava Sari sotto l'imponente scorta di agenti e dopo l'ordinanza del prefetto De Martino che, anche per senso simbolico, annulla le decisioni ostili dei sindaci.
Oltre la loro rabbia, un miscuglio di mancanze in cui le rivendicazioni si sommano agli interessi oscuri e alle risse elettorali che hanno per sfondo la prossima corsa al Comune di Napoli. Lo stesso ceto dirigente del Pdi campano, mentre punta il dito con frasi offensive sul sindaco di Napoli Iervolino, che querela il deputato Amedeo Laboccetta, se la prende duramente con il governo Berlusconi. «Da Roma non sono stati mantenuti gli impegni, nè con i Comuni, nè con la Regione», accusano il coordinatore regionale Pdl Nicola Cosentino e il suo assessore Marcello Taglialatela. Ecco perché il vicepresidente della commissione bicamerale sulle narcomafie, Vincenzo De Luca, prova a squarciare l'ipocrisia delle letture uniche. «Attenzione all'alibi della camorra - ammonisce il senatore De Luca -. Le infiltrazioni esistono, ma quello che oggi spaventa è il fallimento generale delle istituzioni e del governo centrale che ha ridotto la politica sull'emergenza dei rifiuti in una sequenza di commissariamenti e poteri di deroga, dietro i quali c'era il vuoto».