Turni straordinari per eliminare i sacchetti.

Ancora presidi contro il nuovo impianto

Rifiuti raccolti tra gli insulti Sui mezzi scortati.
Bertolaso: il governo pronto a intervenire
26 settembre 2010 - Fulvio Bufi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Dai camion pronti a uscire dal deposito di via De Roberto a Ponticelli per il primo turno di raccolta, l'arancione dei lampeggianti si incrocia con il blu di quelli delle auto di polizia e carabinieri, e l'effetto è un surreale gioco di luci colorate nell'atmosfera puzzolente e tetra della notte in una periferia dove non ci sono nemmeno pi le case popolari o le baracche dei nomadi. Solo transessuali che battono il marciapiede cento metri pi in là, e camion della spazzatura che escono con i vetri rotti e i fari sfondati e si avviano verso l'incognita di una notte di lavoro e anche verso gli insulti di chi gli imputa tutte le colpe dell'emergenza.
L'altra faccia dell'emergenza spazzatura, quella che i napoletani non vedono perché va in scena quando la città sta andando a dormire, comincia intorno alle undici di sera, e finirà soltanto quando l'ultimo autocompattatore avrà sversato il suo carico nella discarica di Chiaiano o in quella di Terzigno, e nessuno sa se sarà una notte tranquilla o una notte di attesa o una notte di violenza.
In questi giorni a Napoli va così. Le strade del centro e del Vomero piene di sacchetti che i cassonetti da tempo non riescono pi a contenere, sono il frutto di una vertenza durissima tra operai che stanno per perdere il posto e una ditta che sta per perdere l'appalto e ha fretta cli liberarsi di quella forza lavoro raccolta pi per sottostare a pressioni politiche che perché ne avesse bisogno. Una vertenza nata con scioperi improvvisi (da qui le strade ridotte a pattumiere) e fociata poi in azioni violente (automezzi danneggiati).
Ecco quindi che si va a togliere l'immondizia dalle strade con la scorta di polizia e carabinieri, e quando la raccolta è finita, la scorta rimane, perché bisogna andare verso l'altro fronte della tensione, la discarica di Terzigno, dove per la terza notte consecutiva i comitati dei cittadini che protestano contro il rischio di apertura di una secon da e ancora pi grande discarica nel Parco del Vesuvio, sono pronti a fermare i camion, a impedire che raggiungano l'altra discarica, quella che già sono stati costretti a subire, che funziona da tempo e da tempo ormai rende irrespirabile l'aria da quelle parti. Dopo gli incidenti di venerdì notte, quella di sabato va più liscia. I primi camion vengono fatti arrivare a Terzigno alle quattro del mattino, quando i manifestanti, sfiancati dall'attesa e da un paio di temporali, sono quasi tutti andati via. Il cordone di polizia evita non tanto con le buone che i pochi rimasti possano bloccare l'accesso alla discarica, e i camion passano. Quasi duecento continueranno ad arrivarne fino a mattino inoltrato, perché l'ordinanza con la quale i sindaci di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase impedivano nei rispettivi territori la circolazione degli autocompattatori nelle ore diurne, è stata annullata da un provvedimento del prefetto De Martino. La priorità adesso è risolvere l'emergenza che si è creata nelle strade di Napoli, e all'assessorato comunale all'Igiene assicurano che entro martedì mattina la situazione dovrebbe tornare alla normalità, purché si possa lavorare a ciclo continuo, e cioè raccogliere in città e sversare in discarica anche al di là degli orari notturni abituali. Secondo le stime dell'Asia (l'azienda che cura l'igiene urbana), con il ricorso ai turni straordinari durante il giorno, nelle ultime ore si è passati da una giacenza di duemila tonnellate a un residuo di cinquecento circa, concentrate ovviamente nei quartieri dove è esplosa la crisi. Oggi e domani si replica. Sempre con la scorta della polizia. E si replicano anche i presidi davanti alla discarica di Terzigno. I
ntanto Guido Bertolaso, responsabile della Protezione civile fa sapere: «Non penso che serva l'esercito, piuttosto la buona volontà di tutti quelli che a livello locale devono risolvere il problema, e se non ci riusciranno sarà il governo a deci dere come interenire».

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