Cesaro: compostaggio, impianti fantasma
Più che ricercare siti alternativi, senza modificare il dettato della legge nazionale sui rifiuti, ora occorre inseguire «ipotesi alternative». Lo ha detto il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, nel corso della seduta di consiglio provinciale di ieri, dedicata, in parte, al problema rifiuti. «Ipotesi alternative — ha comunicato Cesaro— che potrebbero consistere, ove possibile, nell’ampliamento delle discariche esistenti o dismesse, attraverso un’attenta valutazione dei volumi residui. Tutte scelte, queste, finalizzate alla realizzazione di un’opportuna impiantistica, secondo un preciso e rigido cronoprogramma e che prevedono una corretta gestione degli impianti post mortem».
Cesaro attende il sopralluogo che Silvio Berlusconi e il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, dovrebbero tenere probabilmente giovedì prossimo a Terzigno. Mentre oggi il governatore Stefano Caldoro sarà a Bruxelles per incontrare i comissari e i parlamentari europei.
Il presidente della Provincia di Napoli ha poi attaccato l’ex assessore regionale all’ambiente, Walter Ganapini: «Abbiamo fatto scoperte agghiaccianti in merito ai famosi tre impianti di compostaggio situati nel territorio della provincia di Napoli, millantati dall’ex assessore regionale all’ambiente Ganapini, che sembravano dovessero essere solo collaudati: ebbene si sono rivelati impianti fantasma. Non ve ne è traccia, non c’è – ha aggiunto – un mattone ed anche i relativi progetti hanno rischiato di andare persi. Ci siamo immediatamente attivati ed oggi possiamo confermare che questa amministrazione sta lavorando alla realizzazione di 5 impianti di compostaggio, per tre dei quali, in accordo con i Comuni, è stata anche decisa la destinazione, ovvero Pomigliano d’Arco, Napoli Est ed Afragola». Ma Ganapini ha immediatamente replicato: «È una sciocchezza che ho già sentito, nei giorni scorsi, pronunciare all’assessore Caliendo. Sarebbe sufficiente, prima di parlare, che gli amministratori provinciali si recassero a San Tammaro per verificare l’esistenza di un impianto da 30 mila tonnellate al giorno. Cesaro dovrebbe sapere che nei tre ex Cdr di Tufino, Caivano e Giugliano, in corso di revamping, ci sono linee di compostaggio. C’è l’impianto di Tufino che è pronto e non è usato, e ha una capacità di smaltimento di mille tonnellate al giorno. Insomma, il tema è sempre lo stesso: occorre far funzionare gli impianti esistenti». L’assessore provinciale all’ambiente, Giuseppe Caliendo, controreplica: «Ganapini non pensi che qui abbiamo l’anello al naso. È lui a dire sciocchezze: ricordo ancora le sue dichiarazioni del 18 febbraio, quando confessò che per due anni non aveva fatto nulla. Secondo lui perché non gli era stato consentito. Ganapini ci dica piuttosto dove sono gli 80 milioni che la Regione avrebbe dovuto erogare per il revamping degli ex Cdr? Nel sito di Caivano proprio oggi è stato emanato il bando per liberarlo delle balle di spazzatura, altrimenti non potrà funzionare. E parliamo di impianti che non sono nemmeno a gestione provinciale, ma dell’Asìa. Insomma, di cosa parla Ganapini?».
L’ex assessore regionale emiliano annunciò, due anni fa, di aver scoperto dodici piccoli impianti di compostaggio, nella zona di Giffoni, nel Salernitano, «mai montati, ancora imballati, che stavano lì dal 2002. Da quando cioè il commissariato bandì una garad’appaltovinta da un’azienda di Alessandria che, tuttavia, non è stata pagata e quindi se li è ripresi». L’amministratore di quell’azienda, Gianfranco Galanzino, a capo di Entsorga Italia spa, conferma e aggiorna l’informazione: «Il contenzioso è stato risolto quatto o cinque mesi fa. Siamo impegnati in questi giorni nelle consegne dei macchinari. Si tratta di 7 impianti di compostaggio da 3500 tonnellate l’uno: insomma, per trattare l’organico non mi sembra poco, sarebbero sufficiente per un intero ambito di smaltimento». Il presidente della Provincia ha tenuto ancora una volta a precisare che nella vicenda della crisi «non vi è alcuna responsabilità» della sua amministrazione «che anzi, in spirito di collaborazione istituzionale, ha messo in atto una serie di misure volte ad aiutare l’Asia nella sua crisi finanziaria». Non solo, ha anche preso le distanze dalla polemica politica che ha visto, nelle ultime ore, sia il presidente del Consiglio che il coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino, denunciare a gran voce le responsabilità della sindaca di Napoli, Rosa Russo Iervolino. «L’amministrazione comunale di Napoli — ha sostenuto con understatement— è responsabile soltanto in parte, la crisi è stata frutto dell’incapace gestione dei servizi di raccolta da parte delle società che hanno gestito l’igiene sul territorio. Non una crisi di sistema ma un deficit di gestione dell’ente municipale, che da solo ha sporcato l’immagine della città, per fortuna oggi risolto. Ma con i presidenti delle altre Province campane abbiamo chiesto che la gestione del ciclo rifiuti sia rinviata di un anno».
Il capogruppo della Federazione della Sinistra, Tommaso Sodano, ha accusato: «Dopo più di un anno dall’insediamento della giunta non si è ancora provveduto a presentare il Piano provinciale dei rifiuti che dovrebbe rappresentare il primo punto per la definizione delle strategie da mettere in campo. Invece Cesaro ha costituito la società provinciale, paghiamo i fitti per gli uffici, paghiamo gli amministratori, ma non è dato sapere per raggiungere quali obiettivi». Il capogruppo del Pd, Giuseppe Capasso, ha difeso l’amministrazione Iervolino: «Dopo aver rimarcato e condannato le responsabilità del Comune di Napoli che non fa bene la raccolta differenziata, come da ordine di scuderia ricevuto, nessuno ha mai segnalato come dai dati ufficiali risulta che in circa 14 Comuni della Provincia di Napoli amministrati dal centrodestra (vedi Giugliano, Afragola, Arzano, Melito, Qualiano, Sant’Antimo, Casoria, Bacoli, Casalnuovo, ecc.) per oltre 1milione di abitanti, più della città di Napoli, la raccolta differenziata sia inferiore al 20%». Insomma, le inadempienze e i ritardi davvero non hanno colore politico.