Solo nel 2014 l'inceneritore di Napoli Est
Gara da 300 milioni, gestione alla Neam
Corsa contro il tempo per vincere una scommessa che potrebbe portare davvero Napoli definitivamente fuori dall’emergenza rifiuti, rendere nella sostanza la città autosufficiente per quello che riguarda lo smaltimento della spazzatura. Di cosa si tratta? Della costruzione del termovalorizzatore a Napoli est. La data del battesimo ipotizzata è il primo gennaio 2014. Ci sono davvero le condizioni per fare una simile impresa? Vediamo al momento come stanno le cose e gli step da fare. La premessa naturalmente è dire chi mette i soldi, perché ce ne vogliono tanti: 300 milioni. I fondi verranno reperiti con il classico project financing. Vale a dire che chi si aggiudicherà la gara costruirà l’impianto e lo gestirà fino al ristoro dell’investimento e il guadagno atteso. E visti i milioni di tonnellate di rifiuti sparsi per la Campania l’affare è di quelli ghiottissimi. Allora come stanno le cose? L’ente promotore, il Comune, ha siglato un protocollo d’intesa con la Regione per l’acquisizione dei suoli di Napoli est dove verrà costruito l’impianto. A questo punto Palazzo San Giacomo e Regione devono siglare un vero e proprio contratto per i diritti di superficie dell’area in questione. Ma soprattutto entro il 31 dicembre - ovvero entro 90 giorni - bisogna fare due passi determinanti: fare la caratterizzazione dell’area e istruire il bando di gara. Più specificamente è la prima procedura a preoccupare di più. Perché bisogna verificare in che modo il sito individuato deve essere bonificato. Atteso che sorge su di un’area ex industriale. Dai primi saggi effettuati risulterebbe che l’inquinamento - essendoci lì un depuratore - dovrebbe essere solo da rifiuti organici, ovvero dai costi contenuti. Ma c’è preoccupazione che scavando si possano avere sorprese, tipo arsenico o altro che aggraverebbero i costi. Il passo successivo è il bando di gara: determinante per individuare la capacità dell’impianto. Quante tonnellate all’anno dovrà bruciare? 300mila? 400mila? Questo dato influenzerà anche la qualità dei partecipanti alla gara. Non solo europei, si vocifera che informazioni le avrebbero già chieste anche imprese a stelle e strisce. Se si dovesse puntare a un impianto da 300mila tonnellate se ne brucerebbero 830 al giorno a fronte di una produzione quotidiana di 1400; la seconda opzione garantirebbe 1100 tonnellate nei forni. Perché saranno almeno due, di cui uno servirà per bruciare i fanghi di risulta. Esaurita questa fase c’è quella burocratica. Il cantiere vero e proprio dovrebbe essere aperto il 31 luglio 2011. Da quel momento occorreranno tra i 24 e i 30 mesi per la conclusione dei lavori. Previsione più che ottimistica e che non prevede nessun tipo di intoppo. Al riguardo basta pensare che solo per la costruzione della turbina serve almeno un anno. E non è detto che il fornitore sia puntuale. Per ora c’è già una società comunale ad hoc che si occuperà della questione: la Neam - Napoli energia ambiente - che ha un capitale di 500mila euro e che sarà ceduta per il 49 per cento al partner industriale che vincerà il bando per la costruzione e che ammortizzerà la spesa anche tramite la vendita di energia elettrica.