Tutti gli errori dell'uomo forte chiamato a risolvere l'emergenza in pochi mesi

Piano vecchio e nuove proteste, e De Gennaro perse la battaglia

20 maggio 2008 - Francesca Pilla
Fonte: Il Manifesto

Gianni De Gennaro lascerà a fine settimana oppure avrà un'ulteriore deroga ai poteri speciali? O forse Berlusconi lo sistemerà altrove nella nuova squadra? Sono alcune delle incognite sul totonomine di queste ore, in attesa del consiglio dei ministri napoletano che dovrebbe partorire l'ennesimo piano per uscire dall'emergenza. Su Guido Bertolaso si è invece praticamente già deciso: è accreditato come il depositario di una delega da sottosegretario per forzare la mano a tutto campo.
Ma quella Bertolaso-De Gennaro non è in sé una coppia vincente, tutt'altro. E se il primo può chiamare in causa, per il fallimento dei suoi 9 mesi da commissario, l'ostruzionismo dell'ex nemico ed ex ministro Pecoraro Scanio, all'uomo di ferro, considerato un sempreverde per ogni governo, non resta che fare ammenda.
Era infatti il 21 gennaio quando si presentò con la sua exit strategy davanti al mondo intero - i roghi e le rivolte avevano fatto il giro del globo - lasciando intendere che, sebbene fosse una sfida difficile, lui sarebbe riuscito lì dove in 14 anni tutti avevano fallito. Ma aveva battezzato un piano nato vecchio, con l'unica originalità, sostenuta da Prodi, di procedere al commissariamento dei comuni che non avessero iniziato la raccolta differenziata, entro 60 giorni. E questa è stata la prima battaglia persa. Sono passati 4 mesi, ma Napoli è sempre ferma sulle cifre del riciclo: intorno al 10%. Addirittura i cittadini che si sono «mossi» da soli hanno dovuto allargare le braccia dinanzi all'evidenza: le campane di plastica e vetro sono sempre stracolme e i materiali già divisi non vengono raccolti. Nessuno ha fatto una piega, l'assessore Mola (con delega alla nettezza urbana) resta tranquillo al suo posto.
Ma basta ripercorrere le tappe del piano di De Gennaro e far parlare i fatti per dimostrare la resa alla lotta rifiuti. Sempre quel giorno, davanti alla stampa nazionale e internazionale, l'allora neoprefetto aveva detto di conoscere l'anello debole della catena: gli impianti di cdr . Sarebbero dovuti restare fermi 15 giorni per provvedere al revamping: non sono stati «ristrutturati». Uno degli ultimi atti del governo Prodi è stato firmare un'ordinanza per poter incenerire le ecoballe così come sono. Al centro della megainchiesta dei pm napoletani Noviello e Sirleo contro Impregilo, c'è proprio l'ipotesi di truffa per aver utilizzato impianti che non producevano combustibile da rifiuti a norma. Tutte le regioni del nostro paese, eccetto la Sardegna, hanno sempre rifiutato di bruciare le ecoballe campane, che per questo vengono spedite in Germania. Attualmente su 7, i cdr che funzionano sono solo a Giugliano, Caivano, Acerra.
Ma il buco nella roadmap del commissario era rappresentato soprattutto dalla riapertura di vecchi siti e discariche, una «cartina» che non aveva nessun elemento di novità, o quasi, rispetto ai suoi predecessori. E naturalmente i dietro front sono fioccati, a partire da Difesa grande e Montesarchio. La prima ad Ariano Irpino, nell'avellinese era stata lo sversatoio della Campania per 8 anni, già chiusa dalla procura nel 2004: dopo i carotaggi è stata giudicata inagibile. Stessa storia per Montesarchio a pochi chilometri da Benevento. Nel 2006 il sito era stato sequestrato dalla procura per disastro ambientale, tra gli imputati figura ancora l'ex-commissario Corrado Catenacci. A seguito dei rilievi tecnici anche quest'area è stata cancellata dai progetti.
L'ex capo della polizia ha poi dovuto arrendersi di fronte alla protesta di Pianura, il quartiere alla periferia di Napoli i cui abitanti per giorni avevano messo a ferro e fuoco. Per 20 anni nella discarica a pochi passi dalle abitazioni era stato portato l'impossibile, dai residui tossici delle imprese settentrionali, fino alla balena insabbiata sulle coste di Capomiseno. Bandiera bianca anche per il sito di stoccaggio previsto a Marigliano. Il comune rientra a pieno titolo nel triangolo della morte con Nola e Acerra, dopo essere stato a lungo una delle oasi felici per gli sversamenti illegali delle ecomafie.
Nei suoi 100 giorni con deroga il commissario è riuscito solo ad aprire Ferrandelle, che però non si è potuta trasformare in quella pattumiera da un milione di tonnellate tanto agognata, si ferma forse a 400. Dovrebbe essere sostituita da Chiaiano, 700 mila tonnellate, ma le barricate già pronte aspettano solo gli «eserciti». L'unico alleato fedele è rimasto dunque il comune di Serre. La megadiscarica salernitana di Basso dell'Olmo è stata aperta la scorsa estate, ma avviata da Bertolaso e inaugurata da Pansa. Oggi il sindaco Palmiro Cornetta ha paura che questa «disponibilità» possa costare cara. Il capo della protezione civile non ha mai fatto mistero di avere come obiettivo l'apertura di Valle della Masseria, la cava al confine con l'oasi naturale protetta dal Wwf.
E' a questo punto legittimo chiedersi cosa ha portato a casa l'uomo presentato come il «ripulitore» alla Pulp Fiction. L'accordo con la Germania, che potrebbe essere considerato quasi un demerito, è una scappatoia di emergenza; la discarica di Saviano Irpino, era già prevista dal piano provinciale di Avellino. Restano solo i siti di stoccaggio provvisori a Pianodardine e a Eboli. Non molto. Oggi siamo allo stesso punto del 21 gennaio. Nel gioco dell'oca dovrebbe tornare indietro.

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