Disoccupati assaltano i bus, terrore tra la folla
 Si sono mossi con la solita tecnica da guerriglia e hanno provocato  l’ennesima serata d’inferno. Ieri sera intorno alle 19 gruppi di  teppisti hanno invaso piazza Garibaldi danneggiando bus e rovesciando  cassonetti. Secondo la Digos che indaga su quest’ultimo raid, potrebbe  trattarsi dell’ennesima incursione dei disoccupati. Tre bus sono stati  bloccati al corso Garibaldi, altri due in via Ponte di Casanova. I  passeggeri sono stati fatti scendere. Poi, i teppisti hanno sgonfiato le  ruote. Contemporaneamente altri malviventi si sono accaniti contro i  cassonetti dando fuoco alla spazzatura. Un caos: gente in fuga, turisti  terrorizzati. Tanto che in un primo momento era sembrato che ad andare  in fiamme fossero stati i bus. Non era così, ma i danni sono comunque  ingenti. E soprattutto resta lo spavento il senso di impotenza: quella  che si vive in questi giorni è una guerriglia dalla quale è difficile  per tutti difendersi.  Gli episodi inquientanti si ripetono con un ritmo  sempre più incalzante. Martedì sera l’intimidazione contro l’assessore  regionale Severino Nappi e contro la sua famiglia: sconosciuti hanno  bussato al suo citofono e hanno urlato: «Morirari tu e tuo figlio».  Dieci giorni fa lo stesso assessore era stato aggredito durante un  convegno a Pignataro Maggior: alcuni manifestanti tentarono di colpirlo  con un lancio di sedie e tavolini di plastica. Anche per queste vicende  la Digos setaccia l’ambiente dei disoccupati dove la tensione è  altissima.  Martedì, lo stesso giorno dell’intimidazione a Nappi, un  gruppo di senza lavoro è salito sul tetto del Municipio, mercoledì un  centinaio di iscritti ai banchi Nuovi ha inscenato un sit-in sul sagrato  del Duomo. Quasi contemporaneamente è stata assaltata la sede dei  Popolari per il Sud (l’ex Udeur) in via Melisurgo ed è stata occupata la  sede la sede del Partito democratico in via Toledo. Intanto in piazza  del Plebiscito un manipolo era salito sul tetto di Palazzo Reale con uno  striscione, mentre un centinaio di iscritti ai banchi Nuovi inscenavano  un sit-in sul sagrato del Duomo. La scorsa settimana era andata forse  anche peggio: era stata devastata la sede dell’impresa di nettezza  urbana Enerambiente. Anche per questa vicenda si indaga sui disoccupati e  in particolare su quelli della cooperativa Davideco che aveva un  contratto a tempo (poi disdetto) con la Enerambiente. E due giorni dopo  era stato bruciato un compattatore della stessa ditta. Non c’è stato  quasi giorno senza un raid, un assalto, un’occupazione. Il clima non  sembra destinato a distendersi. Spiega Gino Monteleone, il portavoce dei  precari Bros, quelli che negli ultimi mesi hanno dato vita a una serie  di proteste: «Questo clima è voluto dalla giunta Caldoro. Quando non si  pagano per quatttro mesi di seguito gli stipendi ai precari, quando si  dice che tra di noi c’è gente ricca, la rabbia diventa scontata. E  ingestibile anche per i dirigenti del movimento. Bisognerebbe rispettare  gli impegni che sono stati presi nei confronti dei quattromila precari  Bros».
Si sono mossi con la solita tecnica da guerriglia e hanno provocato  l’ennesima serata d’inferno. Ieri sera intorno alle 19 gruppi di  teppisti hanno invaso piazza Garibaldi danneggiando bus e rovesciando  cassonetti. Secondo la Digos che indaga su quest’ultimo raid, potrebbe  trattarsi dell’ennesima incursione dei disoccupati. Tre bus sono stati  bloccati al corso Garibaldi, altri due in via Ponte di Casanova. I  passeggeri sono stati fatti scendere. Poi, i teppisti hanno sgonfiato le  ruote. Contemporaneamente altri malviventi si sono accaniti contro i  cassonetti dando fuoco alla spazzatura. Un caos: gente in fuga, turisti  terrorizzati. Tanto che in un primo momento era sembrato che ad andare  in fiamme fossero stati i bus. Non era così, ma i danni sono comunque  ingenti. E soprattutto resta lo spavento il senso di impotenza: quella  che si vive in questi giorni è una guerriglia dalla quale è difficile  per tutti difendersi.  Gli episodi inquientanti si ripetono con un ritmo  sempre più incalzante. Martedì sera l’intimidazione contro l’assessore  regionale Severino Nappi e contro la sua famiglia: sconosciuti hanno  bussato al suo citofono e hanno urlato: «Morirari tu e tuo figlio».  Dieci giorni fa lo stesso assessore era stato aggredito durante un  convegno a Pignataro Maggior: alcuni manifestanti tentarono di colpirlo  con un lancio di sedie e tavolini di plastica. Anche per queste vicende  la Digos setaccia l’ambiente dei disoccupati dove la tensione è  altissima.  Martedì, lo stesso giorno dell’intimidazione a Nappi, un  gruppo di senza lavoro è salito sul tetto del Municipio, mercoledì un  centinaio di iscritti ai banchi Nuovi ha inscenato un sit-in sul sagrato  del Duomo. Quasi contemporaneamente è stata assaltata la sede dei  Popolari per il Sud (l’ex Udeur) in via Melisurgo ed è stata occupata la  sede la sede del Partito democratico in via Toledo. Intanto in piazza  del Plebiscito un manipolo era salito sul tetto di Palazzo Reale con uno  striscione, mentre un centinaio di iscritti ai banchi Nuovi inscenavano  un sit-in sul sagrato del Duomo. La scorsa settimana era andata forse  anche peggio: era stata devastata la sede dell’impresa di nettezza  urbana Enerambiente. Anche per questa vicenda si indaga sui disoccupati e  in particolare su quelli della cooperativa Davideco che aveva un  contratto a tempo (poi disdetto) con la Enerambiente. E due giorni dopo  era stato bruciato un compattatore della stessa ditta. Non c’è stato  quasi giorno senza un raid, un assalto, un’occupazione. Il clima non  sembra destinato a distendersi. Spiega Gino Monteleone, il portavoce dei  precari Bros, quelli che negli ultimi mesi hanno dato vita a una serie  di proteste: «Questo clima è voluto dalla giunta Caldoro. Quando non si  pagano per quatttro mesi di seguito gli stipendi ai precari, quando si  dice che tra di noi c’è gente ricca, la rabbia diventa scontata. E  ingestibile anche per i dirigenti del movimento. Bisognerebbe rispettare  gli impegni che sono stati presi nei confronti dei quattromila precari  Bros».

