Flop differenziata, raccolta zero nell'ultimo anno
Differenziata nella bufera: il Pdl accusa il Comune e la sua partecipata, l’Asia, di essere restati al palo e di aver così mandato in tilt l’intero sistema. Ma l’amministratore delegato dell’azienda non ci sta e replica: «Berlusconi è come Pecoraro Scanio: pensa che la soluzione del problema rifiuti sia soltanto la raccolta differenziata. In nessuna parte del mondo è così». E poi snocciola dati: «È falso sostenere che Napoli non è progredita su questo terreno. In due anni siamo cresciuti di otto punti: siamo passati dall’11 per cento del 2007 a quasi il 19 per cento del 2009. Nessuna città d’Italia in ventiquattro mesi ha avuto progressi del genere. Città con un milione di abitanti per raggiungere il 30 per cento di raccolta differenziata hanno impiegato dieci anni. È ingiusto verso i napoletani e ingeneroso verso i lavoratori del settore dire che la raccolta differenziata in questa città non si fa». In realtà Napoli è leggermente al di sotto della media regionale che, secondo Legambiente si aggira intorno al venti per cento. Ma dati definitivi non ce ne sono: troppi i Comuni che non hanno fatto arrivare le cifre alla struttura di Bertolaso. E questo anche se la legge prevede un obiettivo minimo del 35 per cento nel 2010, cifra da cui sono lontani gran parte dei capoluoghi italiali, a cominciare da Roma che ha una percentuale di differenziata solo leggermente superiore a quella di Napoli, il 20,07. Decisamente sopra Torino (42.3 per cento), Firenze (36,6 per cento) e Milano (36 per cento). A grande distanza seguono le grandi città del Sud: il riciclaggio è un processo industriale e dove mancano le imprese in grado di assorbire il materiale il rapporto costi/ricavi può diventare oneroso. Basti pensare che secondo i dati di Federmarcero è in continua ascesa la percentuale della carta da riciclo che finisce nei paesi orientali, a partire dalla Cina. Su sette milioni di tonnellate raccolte in Italia solo 4,7 restano in Europa. Le cifre in ballo sono da capogiro: Asìa nell’ultimo anno ha speso per la differenziata 46 milioni di euro destinandovi seicento dipendenti. Dal Conai, il consorzio che convenzionato con le dodici piattaforme della provincia di Napoli, la partecipata del Comune ha ricevuto nel 2009 3 milioni e 760 mila euro, ma ha dovuto restituire un milione e mezzo a causa delle impurità dei materiali consegnati. Bisogna ricordare, però, che ha risparmiato i quasi 9 milioni che avrebbe speso se avesse dovuto portare in discarica le 105 mila tonnellate che ha consegnato. Gran parte dei fondi è stato speso per pagare gli stipendi: la scelta del porta a porta per vaste fette della città si è rivelata molto onerosa. E non basta: la mancanza di impianti di compostaggio costringe a portare l’umido fuori città spendendo quasi 200 euro a tonnellate. Una follia. D’altra parte gli impianti di compostaggio di Eboli e di Salerno sono quasi terminati, ma le ditte appaltatrici non possono essere liquidate perché mancano i soldi. In città, dunque, la differenziata costa molto più di quello che frutta e questo anche se a livello nazionale il Conai calcola un risparmio complessivo di tre miliardi di euro: bisogna però sottolineare che il consorzio inserisce nella voce risparmio anche il costo del lavoro che di fatto viene fronteggiato dalle aziende comunali.