«Un patto di solidarietà irpina, questo progetto è un vero delitto»

Il senatore del Pd, Enzo De Luca: "l'emergenza mai finita davvero, il decreto Bertolaso è da rifare"
30 settembre 2010 - Generoso Picone
Fonte: Il Mattino Avellino

«All’emergenza non si risponde con l’emergenza». Il senatore del Pd, Enzo De Luca, da vicepresidente della commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, blocca sul nascere ogni ipotesi sulla realizzazione di una discarica in Irpinia come alternativa a quella individuata a Terzigno.
«Dico emergenza non riferendomi a quella di queste settimane, che pure vede la città di Napoli e l’area metropolitana in condizioni disastrose, ma allo stato di crisi grave che non si è mai chiuso, nonostante il sottosegretario Guido Bertolaso ne abbia decretato la fine il 31 dicembre scorso. Ecco la prova: l’immondizia era stato soltanto spostata, nella migliore delle ipotesi. Pronta a ricomparire», aggiunge. Senatore, lei accusa Bertolaso ma potrebbero esserci anche responsabilità diverse: per esempio, del Comune di Napoli che non fa attuare la raccolta differenziata.
«Guardi, il decreto 195 con le sue ulteriori modifiche ha voluto mettere da parte proprio gli enti locali, deresponsabilizzandoli. L’ho ricordato anche al prefetto di Napoli, Andrea De Martino: svuotando di poteri le amministrazioni che direttamente governano il territorio si va inevitabilmente alla crisi. I Comuni sono stati lasciati soli, i sindaci aggrediti e senza poteri effettivi. A chi giova una situazione del genere se non alla malavita organizzata pronta a infiltrarsi nel grande affare dei rifiuti?».
Però la raccolta differenziata a Napoli è ferma.
«Certo, al 20 per cento e aggiungo che in Irpinia le cose vanno decisamente meglio. Sicuramente non aiuta il cittadino sapere che differenziata o no i rifiuti vadano poi indistintamente nella discarica. Ma non è questo il problema».
Quale è?
«L’intera architettura del decreto è sbagliata. Non per polemica politica, però ricordo soltanto a me stesso che l’affermazione della fine dell’emergenza sanciva una fase in cui la questione rifiuti era stata strumentalizzata elettoralmente con gli esiti che sappiamo. Ma poi ci sono le risposte non date sulla bonifica dei siti adibiti a discariche, sui ristori economici annunciati e mai arrivati, sugli impegni ad attivare il sistema dei termovalorizzatori, sulla necessità di individuare altre aree».
Altre discariche?
«No, parlo delle cave. Sulle 1501 presenti in Campania, 264 sono attive, 691 abbandonate e 516 dismesse. Io ne proposi l’utilizzo nel maggio del 2007. Perché non si prendono in considerazione?».
Lei a luglio ha presentato un disegno per una legge quadro in materia di gestione integrata del ciclo dei rifiuti: un tentativo di mettere ordine?
«Dopo tre decreti - il 90, il 172 e il 195 - e una modifica al terzo mi pare il minimo. Lì ricordavo che il grado di civiltà di un Paese si misura anche nella capacità di gestire servizi di interesse pubblico in una prospettiva di sviluppo e di progresso, anche economico. Superando, insomma, il livello emergenziale a cui Bertolaso mi pare molto affezionato».
La provincializzazione della gestione del ciclo, adottata in Irpinia, rischia di non essere sufficiente.
«La provincializzazione è giusta a condizione che non escluda i Comuni: cioè, che agisca responsabilizzando orizzontalmente e non intervenendo in maniera verticale. Nè si può credere di chiudere le porte alla camorra escludendo gli imprenditori da un confronto aperto. Ho recepito segnali positivi da Confindustria e sono convinto che vadano colti».
Intanto, la soluzione delle emergenze rifiuti in Campania pare condurre puntualmente in Irpinia.
«Soltanto pensare alla realizzazione di una nuova discarica in provincia di Avellino è un autentico delitto. L’Irpinia rappresenta il territorio che più ha dato all’intera regione, con le discariche di Difesa Grande e di Pustarza. Non è immaginabile che paghi ancora per colpe che non ha compiuto».
Lei si prepara a scendere in piazza con i sindaci?
«Io propongo un patto di solidarietà alle forze politiche, sindacali e sociali dell’Irpinia, senza distinzioni tra maggioranza e opposizione, per una risposta immediata a una soluzione del genere. In ballo c’è lo sviluppo, il destino di questa terra. Mi preoccupa il sentimento di delusione che potrebbe manifestarsi, la sfiducia verso le Istituzioni e lo Stato da parte di una popolazione che non può vedersi sottratti gli ospedali in cambio dell’immondizia che non ha prodotto».

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