Pizzino del premier: Iervolino non fa la raccolta differenziata
Replica stizzita del Sindaco: solo fesserie
Un «pizzino» contro il sindaco Rosa Russo Iervolino. La firma è del premier Silvio Berlusconi. Così il caso Napoli irrompe anche nel dibattito sulla fiducia alla Camera. L’affondo si consuma a Montecitorio durante le fasi più concitate della giornata. Il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha infatti appena attaccato il presidente del Consiglio sull’emergenza rifiuti: «Perché non si fa più vedere a Napoli? Io ci vado domani (oggi, ndr), vogliamo andare insieme a vedere com’è la situazione dei rifiuti?» chiede provocatoriamente il segretario dei democratici. A quel punto Berlusconi invia al capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, un’indicazione per il suo intervento. Nel biglietto c’è un messaggio chiaro, inequivocabile: «Di’ che è la Iervolino che non fa la raccolta differenziata». E, in effetti, subito dopo Cicchitto va all’attacco: le responsabilità della nuova crisi, chiarisce, sono tutte del Comune di Napoli. Non mancano, dunque, le polemiche sull’emergenza nonostante il premier, nel suo discorso, non faccia alcun riferimento al problema. La notizia rimbalza subito da Roma fino a Palazzo San Giacomo dove il sindaco trascorre una giornata tra mille impegni, «assediata» anche dai giornalisti di «Striscia la notizia». A tarda sera, raggiunta al telefono dal Mattino, la Iervolino sceglie l’arma dell’ironia: «Non voglio replicare, non rispondo a queste fesserie. Preferisco continuare a leggere il mio bel romanzo...». Dal Comune fanno sapere che «nelle stesse difficoltà si trovano molti altri comuni dell’hinterland, non solo Napoli». Per l’assessore Giulio Riccio, invece, «si tratta dell’ennesima meschinità da parte del presidente del Consiglio». Ma quali sono i numeri della differenziata nel capoluogo partenopeo? Nel 2009 la percentuale di materiali riciclati si è fermata al 18,9 (contro l’11% del 2007) mentre l’obiettivo da raggiungere era del 25 per cento (il 50 entro il 2020). Sempre l’anno scorso sono state raccolte 105mila tonnellate di rifiuti inviati alle piattaforme di riciclo su una produzione totale annua pari a 568mila tonnellate. In particolare, sono sette le zone in cui viene effettuato finora il «porta a porta»: nel mese di agosto a Bagnoli si è toccata quota 88,4% (con punte maggiori per l’organico e la carta); a Chiaiano le percentuali scendono al 70,6 mentre ai Colli Aminei si arriva al 66,1. E ancora il sistema è partito al Centro Direzionale (84,1%), a Ponticelli (67,5%), a San Giovanni a Teduccio (53,5) e al Rione Alto (61). Il tutto a fronte di costi notevoli: secondo i dati forniti dall’Asìa, infatti, per servire 140mila abitanti con il «porta a porta» sono stati spesi 40 milioni di euro. A questa cifra vanno sottratti il contributo Conai, il risparmio per il mancato conferimento in discarica e il contributo governativo, ma l’investimento resta di circa 36 milioni all’anno che pesano fortemente sulle casse pubbliche e che, a sentire gli esperti, impediscono investimenti maggiori sulla raccolta e sullo spazzamento. Senza contare che i costi del ciclo ricadono sulla Tarsu e quindi direttamente sulle tasche dei cittadini. La situazione è complessa, come ammette l’amministratore delegato dell’Asìa Daniele Fortini: «Dovremmo calibrare la disponibilità di risorse economiche e la sopportabilità sociale della tassazione con la massima capacità di intercettazione dei rifiuti da destinare al riciclaggio attraverso la diffusione del porta a porta». Problemi, questi, che sono da settimane sul tavolo dell’assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano, il quale sta lavorando senza sosta al nuovo piano che dovrà portare la Campania fuori dalla crisi. Uno dei punti cruciali del provvedimento sarà, appunto, l’incremento della raccolta differenziata a Napoli e provincia. Si punta così ad ottenere anche lo sblocco dei 146 milioni destinati alla Campania ma finora trattenuti dall’Unione europea.