A Boscoreale la veglia del vescovo di Nola Ancora raid e Molotov: 5 feriti tra cui 4 agenti

In duemila pregano contro la discarica "Ma basta violenza"

Il vescovo Depalma: le istituzioni ascoltino il nostro territorio
le ragioni del popolo sono giuste
30 settembre 2010 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

Boscoreale. È scesa in campo la Chiesa. Il fronte del rifiuto contro l'apertura della megadiscarica di Cava Vitiello si è radunato ieri sera a piazza Pace, nel centro di Boscoreale, per ascoltare le parole del vescovo di Nola, Beniamino Depalma. C'erano oltre duemila persone, i sindaci con la fascia tricolore, i confaloni dei Comuni vesuviani, le comunità parrocchiali di Boscoreale e Terzigno. Ai balconi erano appese delle lenzuola bianche. Sul palco è salito anche il sindaco, Gennaro Langella, che dopo lo sciopero della fame dei giorni scorsi, continua in prima linea la battaglia contro i miasmi che avvelenano la sua terra. Poco dopo le 19 la piazza ha cominciato a riempirsi di donne che recitavano preghiere. Le «Mamme vulcaniche» erano schierate con le t-shirt sulle quali campeggiava la scritta del loro comitato. Questa mattina, hanno annunciato, sfileranno per il lutto cittadino da piazza Vargas fino alla Panoramica, insieme ai bambini vestiti con la divisa della scuola, la mascherina bianca, una fascia viola al braccio e striscioni come quello che recita: «Al posto delle ville dei Tulliani, pensate alla... Monnezza dei comuni vesuviani». Ieri sera, nel silenzio della notte che calava le parole dei canti erano invocazioni per un mondo pulito. Invocazioni a Dio, ma anche agli uomini, per liberare le loro terre e le loro vite «dal flagello dei veleni». Migliaia di voci, una voce: «Allontana il flagello dell'inquinamento, converti i cuori di coloro che senza scrupoli hanno avvelenato e ancora avvelenano l'aria, l'acqua e il suolo». E poi, il rifiuto di «ogni compromesso con gli interessi economici malavitosi» per «trasmettere alle generazioni future un mondo libero da ingiustizie e da veleni». Parole forti e senza equivoci Quando è toccato al sindaco il discorso s'è fatto politico. «Dobbiamo passare dalla protesta alla proposta» ha esortato dal palco, chiedendo ai cittadini, soprattutto ai più esagitati, di deporre i sassi di quest'Intifada vesuviana: «Dopo questa veglia basta con gli scontri, attendiamo fiduciosi l'esito del tavolo tecnico». Un discorso che si è chiuso con l'annuncio della consegna delle chiavi della città di Boscoreale al vescovo Depalma e al procuratore capo di Napoli, Giovanndomenico Lepore, che fin dal primo momento hanno capito e spiegato che la lotta dei cittadini di questa terra martoriata non ha nulla a che vedere con la camorra. Il vescovo sul palco, sotto il crocifisso, circondato dai suoi parroci, ha gridato forte contro le ingiustizie che i comuni vesuviani devono subire. Un discorso molto applaudito. «Non possiamo tacere, non possiamo sentirci responsabili di scelte che penalizzano noi e i nostri figli. Diciamo un grande no alla morte e un grande sì alla vita, alla salute, al progresso sociale ed economico e al turismo». La sua voce è diventata ancora più incisiva quando ha spiegato che «l’indignazione è segno che abbiamo dignità e coraggio di sognare». Poi un appello alla ragionevolezza: «Non vogliamo fare barricate e lanciare bombe, vogliamo che ci ascoltino». Ma le battaglie notturne non accennano a scemare. Alla fine della preghiera, il corteo si è diretto alla rotonda Panoramica e per molto tempo i cittadini hanno fronteggiato le forze dell’ordine, nel tentativo di arrivare alla discarica Sari. E proprio ieri sera i vigili urbani hanno sequestrato alcuni secchi pieni di pietre di tufo che erano stati collocati in punti strategici dai ragazzi con caschi e zainetti che di notte si appostano per assaltare i compattatori. Gli scontri, quindi, proseguono. L'altra notte cinque persone sono rimaste ferite. Uno dei manifestanti è stato ricoverato in ospedale a Castellammare per la frattura di una tibia. Gli altri quattro sono agenti del reparto mobile. Il blocco stradale di martedì notte era dal lato di Terzigno, sempre lunga via Zabatta. Alla rotonda Panoramica poco dopo la mezzanotte si erano radunate circa tremila persone. Contro di loro la polizia aveva compiuto varie azioni di alleggerimento, ovvero cariche. Poco dopo al corso Leonardo da Vinci una colonna di camion, scortata dalla polizia, è stata bloccata. Un compattatore è stato completamente distrutto con una molotov. Un altro veicolo è rimasto bloccato per ore, perché i manifestanti s'erano impossessati delle chiavi. Ma tutto non ha impedito a 94 mezzi di raggiungere la discarica Sari e sversare monnezza nella pancia del Vesuvio.

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