Alternativa a Terzigno: spunta l'Irpinia
"Soldi e proroga", il Pdl campano va dal premier
Sussurata sottovoce la soluzione per non fare la seconda discarica a Terzigno in località cava Vitiello è stata ventilata: portare i rifiuti in Irpinia, l’unica provincia della Campania che da sola è già in grado di affrontare la gestione del ciclo dei rifiuti: ci sono tutti gli impianti e le discariche in funzione. La terra promessa costa caro però, almeno una ventina di milioni, soldi che non ci sono. E poi bisognerebbe sconfessare Guido Bertolaso e cambiare una legge dello Stato che prevede invece a Terzigno il secondo sversatoio. Se è vero che la notte porta consiglio i 4 sindaci sindaci del vesuviano che hanno dormito nella sala giunta della Provincia hanno tratto - dall’insolita esperienza - certamente una illuminazione. Il tavolo tecnico che si aprirà domani nell’ente di Piazza Matteotti presieduto da Luigi Cesaro è il primo passo della trattativa, il secondo è l'appuntamento con il premier Silvio Berlusconi che si terrà entro la settimana al quale parteciperanno tutti i presidenti delle province, il presidente della Regione Stefano Caldoro ma soprattutto i parlamentari del Pdl della Campania. In mezzo però il punto a Roma dove il Pdl campano serrerà le fila. Una storiaccia quella dei rifiuti dove la parola fine è ben lontana. Perché L’Irpinia? Un passo indietro per capire come stanno le cose. La legge sulla cosiddetta «provincializzazione» dei rifiuti con i comuni che scaricano sulle province l’intera gestione della spazzatura entra in vigore il primo gennaio, ma tranne la provincia di Avellino presieduta da Cosimo Sibilia le altre 4 non sono pronte. Non sono riuscite ad attrezzarsi. Ecco perché è stata individuata l’Irpinia. Le altre province hanno chiesto una proroga, ma Bertolaso si è opposto. Cesaro con onestà spiega come stanno le cose e qual è il piano «B» che non piace al capo della Protezione civile: «Domani - racconta il presidente - ci sarà a Roma come già fatto la settimana scorsa una riunione dei parlamentari camapani con gli enti locali. Formalizzeremo le richiesta da fare a Berlusconi con il quale ci vedremo in settimana». Cesaro è ancora più netto: «Terzigno è un problema reale ed è anche vero che la legge va rispettata ma abbiamo anche il dovere di considerare eventuali alternative. La gente da quelle parti soffre e ci sono altre questioni da chiarire». Il presidente attacca: «Abbiamo ereditato una situazione pesantissima ci serve la proroga prima di prenderci in carico il ciclo dei rifiuti. Ci serve anche la possibilità di potere spendere i soldi che abbiamo in cassa. Se non abbiamo deroghe al patto di stabilità difficilmente ci riusciremo». Tutte le questioni vanno affrontate e chiarite presto perché proroga o no la discariche vanno verso l’esaurimento in primavera e se non si trova una soluzione allora ci sarà davvero una nuova emergenza. L’istituzione di un tavolo tecnico permanente per trovare tutte le possibili alternative alla apertura della seconda discarica di Terzigno ha fatto interrompere la protesta dei 4 sindaci (Terzigno, Trecase, Boscoreale e Boscotrecase) che non «vogliono lo sversatoio più grande d’Europa nel Parco del Vesuvio». I quattro sono chiari: «Se sacrifici vanno fatti li devono fare tutti anche a livello regionale». Quanto a eventuali ristori economici al momento non ci vogliono pensare: «I soldi contro la discarica? Noi non vogliamo soldi ma poter vivere senza rifiuti. Si deve lavorare in questa direzione». Da un lato la legge da rispettare lo spettro di avere sotto casa una discarica che può contenere fino a 3 milioni di tonnellate di rifiuti. Nel Parco Nazionale del Vesuvio, località inserita nella lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio si appella al premier: «Un comune che ha dato oltre l’80% dei suoi voti al presidente Berlusconi, ha il diritto di chiedere il suo intervento affinché la paventata apertura della seconda discarica rimanga lettera morta».