Due siti dell'esercito per guadagnare tempo

20 maggio 2008 - Mariano Maugeri
Fonte: Il Sole24ore

La fisiognomica della monnezza disegna smorfie di tensione pesanti come solchi. Dei sorrisi furbi che d'improvviso sfumavano nella cupezza tipicamente partenopea non c'è più traccia. Ci sono volti che cantano. Ma nella città dove le parole erano spartiti musicali sembrano averlo rimosso. Forse per sempre. A Napoli non s'impreca neanche più. Ognuno fa di testa sua. Per una fisiognomica della monnezza c'è un codice di sopravvivenza della monnezza che i ragazzotti dei quartieri a cavallo degli scooter hanno metabolizzato in fretta.
Ore 19 di domenica 18 maggio, via Matteo Renato Imbriani, 20 metri dalla nuova stazione metropolitana di Mater Dei arredata dalla matita surreale dell'architetto milanese Alessandro Mendini: una fila di cassonetti rovesciati espongono il loro maleodorante contenuto. Strada bloccata, i vigili urbani e i poliziotti, venti metri più a monte e a valle, bloccano l'accesso. Ancora un paio di ore e i camioncini dell'Asia, la municipalizzata di Napoli, verranno a sgomberare sollecitati dalle telefonate di carabinieri e polizia. Racconta Amedeo Ferrigno, un abitante del quartiere: «I guappitielli locali rovescia-
no i cassonetti è bloccano la strada alla circolazione stradale per salire in testa alla lista d'attesa che smista i mezzi della municipalizzata per la raccolta della spazzatura».
Un sistema sbrigativo che purtroppo non appartiene solo ai guappitielli. La fisiognomica della monnezza e il relativo codice di comportamento ha fatto scuola anche nei palazzi del potere. Il rimpasto, per esempio, sembra lo sport maggiormente in voga nei luoghi sempre meno sacri della politica. Bassolino chiama in Giunta regionale quattro cosiddetti tecnici? ( Velardi, Ganapini, De Masi, D'Antonio). Rosa Russo Iervolino, ormai sull'orlo di una crisi di nervi e da mesi in aperta competizione con il suo mentore, replica il rimpasto bassoliniano e di tecnici, quattro professori universitari più un avvocato, e ne chiama a sé ben cinque (Raffa, Imperlino, Nuzzolo, Rispoli e l'ex ministro Luigi Scotti).
Tanto che a Napoli si dice che palazzo San Giacomo, la sede del Comune, sia diventata oramai la nona università della Campania. Un'iniezione di cervelli che però non risolve il nodo dei nodi, cioè la questione rifiuti con l'annessa apertura della discarica di Chiaiano, che progressivamente ha registrato un crescendo iervolinia-
no dal sì, al ni, al no bipartisan, com'è di moda di questi tempi, con tutto il Consiglio comunale a sostegno del sindaco. E se nessuno decide, tutto è rimandato al taumaturgico Consiglio dei ministri che si riunirà domani a Napoli.
Qualcuno, però, dovrebbe prendersi la briga di comunicare al presidente del Consiglio che Napoli e provincia - 3,1 milioni di abitanti - rappresentano il 60% della popolazione della Campania e il 60% della spazzatura prodotta quotidianamente in questa regione. Purtroppo questa concentrazione spaventosa di abitanti occupa una porzione dei territorio che non supera l'8% del totale regionale. Napoli probabilmente non ha più spazio per una discarica, ma sicuramente ce l'ha per un termovalorizzatore. Bagnoli o Napoli Est? C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Il sindaco Iervolino si guarda bene dal prendere il coraggio a quattro mani e replicare la decisione del suo omologo di Salerno, che il termovaloriz-zatore lo farà costruire nel bel mezzo della sua città. Acerra, infatti, anche se il Consiglio dei ministri opterà per la conclusione dei lavori a trattativa privata, non potrà mai essere in grado di smaltire da solo il milione e mezzo di tonnellate di tal quale che si produce a Napoli e provincia in un anno.
Poi c'è l'eterna questione della raccolta differenziata, altro anello fondamentale del ciclo dei rifiuti. Tutti ne parlano, ma la netta sensazione è che Napoli sia molto al di sotto del 13% sbandierato (che dovrebbe far arrossire di vergogna). Numeri che i campani conoscono bene. E che non smettono di alimentare il risentimento da parte delle altre province nei confronti di Napoli e del suo popolatissimo hinterland. Ecco, allora, che ,il leit motiv della prossima riunione del Consiglio dei ministri sarà lo stesso che ha contrassegnato le travagliate esistenze dei commissari e supercommissa-ri all'emergenza rifiuti. Stavolta, a differenza che in passato, guadagna consenso l'ipotesi di requisire due grandi aree dell'esercito italiano, una scelta che avrebbe il doppio beneficio di bloccare sul nascere il potere di interdizione dei sindaci e quello dei magistrati. Aree extraterritoriali, insomma, lontane dai centri abitati e ben collegate con le principali arterie stradali, problema per nulla secondario se si tratta di accogliere il via vai di centinaia di camion al giorno.
Tra Campania e Lazio ci sono solo due siti con queste caratteristiche. L'area militare di Persano, in provincia di Salerno, e un'altra nei pressi di Frosinone. Riuscirà il Governo a prendere in un paio di ore decisioni radicali e risolutive che di mese in mese slittano a data da destinarsi da 15 anni? La fisiognomica della monnezza suggerirebbe di no. Ma il filosofo Benedetto Croce, che di cose napoletane si intendeva, amava ripetere: «Se ilpessimismoportasse a qualcosa, sarei pessimista».

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