Pranzo con vista sulla discarica «La nostra vita col naso turato»
"Vogliamo trasferirci ma chi comprerebbe questa casa?"
«C’è tanta puzza, mamma». Mattia è uno scricciolo di tre anni, che va avanti e indietro tra la cucina con la tavola apparecchiata e il salone dove la tv è fissa sui cartoni animati. È piccolo, ma con la sorellina Giulia di otto anni sta facendo l’abitudine ai carabinieri in divisa anti-sommossa e ai grossi camion in fila proprio fuori al cancello di casa in via Zabatta. La pentola del ragù ha ormai raggiunto il grado giusto di cottura. La carne sta per sposarsi con gli ziti. Per la famiglia Casciello-Lettieri è una piccola festa: dopo tante settimane, il pranzo della domenica si farà in casa. Nonostante la puzza, nonostante lo stridio dei gabbiani che indugiano fuori al terrazzo, nonostante la tensione che si respira a pochi metri giù nella rotonda dove anche sabato notte si è affollato il presidio della protesta cittadina. «Sì, stanotte abbiamo fatto tardi perché il giorno dopo non si lavorava. Siamo stati al presidio, in pace e civilmente come tutti quelli che vivono qui, e siamo andati a dormire alle quattro del mattino.
Oggi si mangia a casa». Carmine Casciello ha il volto trasparente di chi è abituato a fare affidamento sul suo lavoro e sulla sua onestà. Un servitore dello Stato: appuntato della guardia di finanza in servizio a Massalubrense. Alle sei del mattino è già in auto per andare al lavoro, a Terzigno ritorna alle otto di sera. Servitore dello Stato, con un fratello carabiniere e un altro poliziotto. «Si può capire come possa comprendere chi è costretto a lavorare qui per l’ordine pubblico. Conosco i loro sacrifici, ma la storia di chi vive a Terzigno viene raccontata facendosi scudo con parole come camorra o provocatori. Non è così», dice. Il ragù è in tavola, le finestre vengono sbarrate. Per fortuna, l’aria si è rinfrescata e si può rimanere chiusi dentro. Luisa Lettieri ha da poco pulito gli ultimi escrementi lasciati in regalo dai gabbiani. Vengono dal mare di Torre Annunziata, salgono e volano sulla discarica a beccare di tutto. Niente possibilità di stendere i panni lavati fuori al terrazzo, niente più grigliate con gli amici sul bel tavolino con le mattonelle di Vietri. «La nostra vita è cambiata da mesi - racconta Luisa - Siamo in questa casa da dieci anni, decidemmo di restare qui, dove sono le nostre radici, per crescere i nostri figli. Dopo 15 anni, mio marito, che è di Scafati, ottenne il trasferimento da Roma a Massa. Io sono di Boscoreale, orgogliosa della mia terra. Poi la mazzata dell’apertura di una discarica attaccata al Parco nazionale del Vesuvio. La nostra vita ne è stata stravolta». Eccola la discarica, in linea d’aria è a 800 metri. Un’entità coperta alla vista dagli alberi, ma che si sente nell’aria. A fasi alterne, naturalmente. Quando arriva la carne nei piatti di questa famiglia ordinata, con due bambini educati e attenti, l’aria diventa di nuovo respirabile. I piccoli Mattia e Giulia vivono da mesi dalla nonna. I genitori hanno voluto allontanarli dallo stress dei camion notturni, dalla puzza invadente, dall’atmosfera di tensione continua. Mamma Lucia ha aderito al comitato di protesta. E anche se dorme nella casa di via Zabatta scende presto per portare i figli a scuola. «Giovedì tutti in classe!»: la lavagnetta in cucina detta i ritmi del primo giorno di scuola. Un mutuo ventennale da 500 euro al mese, le entrate di un solo stipendio da appuntato, le spese per i figli. La vita non si sviluppa sempre come la si immagina. «Sì - dice Lucia, mentre in tavola arrivano i dolci tra le feste dei bambini - stiamo sondando la possibilità di spostarci a Sant’Agnello. Ma fittare un piccolo buco ci costerebbe 800 euro. Non possiamo, anche se vorremmo allontanare i figli da qui, per un po’. Ma non sappiamo come fare. Speriamo sempre che la discarica chiuda e non vorremmo vendere la nostra casa. Ma poi, chi la comprerebbe? » La casa racconta amore. E ordine. Sono 95 metri quadri ben messi. «Bless this home» si legge sulla porta all’ingresso della cameretta dei bambini. Proteggi questa casa. Mentre zucchera il caffè, Carmine mostra l’aria condizionata montata a luglio: «Ci è costata mille euro, limitandoci al salotto e alla camera da letto. Altri sacrifici, per sopportare di dovere star chiusi dentro». La puzza, compagna inseparabile da mesi, comincia alle otto di sera fino al mattino. Le file di camion colmi di spazzatura fanno sobbalzare la casa. Abitudine quotidiana. Questo pranzo della domenica è un ritorno al futuro. «Da tempo non mangiavamo a casa tutti e quattro - spiega Lucia - È mia mamma che ci ospita di domenica». I bambini hanno le mascherine sempre pronte. Mattia è serio, con il cappellino regalato dalla commissione europea che fu qui in visita a giugno. I carabinieri sono buoni o cattivi? Il piccolo ha visioni semplici della vita: «Sono buoni come mio zio, ma perché non ci aiutano a cacciare via questa puzza?» .