Cariche e ferite barricate di notte nel Parco del Vesuvio
La sfida: luci spente in tutti i comuni
Un copione che ormai si ripete tutte le notti, all’arrivo dei camion con la monnezza. L’arida schiena del formidabil monte si trasforma in un campo di battaglia. Barricate, sit-in, cariche della polizia in tenuta antisommossa, manganelli e sassaiole come in un’Intifada dei veleni. Pioggia o vento non fermano le centinaia di persone e a nulla vale spostare sempre più vicino all’alba lo scarico o cambiare strada. Il bollettino della sfida dell’altra notte segna un paio di feriti ufficiali, lievi per fortuna: un commerciante di biancheria sanguinante alla testa, un dentista e contusi sparsi, tra i quali un carabiniere. Era una strana scena, comunque. Un presidio di facce assonnate. C’erano persino donne (un gruppetto di cinquanta-sessantenni) che per ingannare il tempo recitavano il rosario. Madonne e santi chiamati a raccolta per fermare la lava fetente che invece di uscire dal vulcano vi entra. Monnezza contro magma. Ma è servito a poco invocare l’Immacolata, la Mamma del Carmine, sant’Anna e san Gennaro i protettori dei quattro paesi (Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase) che gravitano attorno al cratere percolante della Cava Sari, che sarà presto affiancata dalla mostruosa Cava Vitiello: la più vasta d’Europa (15 milioni di tonnellate di capienza, quasi due volte le piramidi maya di Taverna del Re nel Giuglianese). Poco prima delle 3, lo scontro. Il fronte principale era a via Zabatta dalla parte di Terzigno, con barricate fatte di pneumatici, vecchie lavatrici e pietre, ma c’erano blocchi anche giù verso la rotonda di via Panoramica. All’arrivo dei compattatori s’è compattata pure la folla. Saranno state in tutto circa 700 persone. La gente s’è seduta a terra e ha alzato le braccia in segno di resa. Erano donne, anziani, tra i quali molti giovani più agguerriti. Qualcuno sventolava un tricolore, a rivendicare un diritto di cittadinanza offeso. Grida, slogan, poi la sassaiola e quindi le mazzate. La polizia ha cominciato a sollevare da terra alcune persone. È bastato portare nei cellulari una decina di manifestanti per ottenere il via libera. Così lo scarico è cominciato ed è proseguito regolare fino a tutta la mattina di ieri. Nel pomeriggio, il centro della protesta (pacifica, stavolta) si è spostato a piazza Pace, a Boscoreale, dove, nella tenda della Protezione civile, il sindaco, Gennaro Langella, va avanti con lo sciopero della fame e dove ha messo su una sorta di camera di regia per le iniziative non violente. Uno stile gandhiano al quale hanno aderito i Verdi che annunciano uno sciopero della fame a staffetta. Ieri c’è stato un vertice per la settimana. Si annuncia un calendario fitto che coinvolgerà non solo i Comuni più vicini all’area rossa della puzza. Rituale la solidarietà a cittadini e forze dell’ordine, una scelta bipartisan che ha sottolienato la «netta condanna di ogni azione violenta che non fa parte della cultura politica di questi territori». Oggi sarà varato un presidio istituzionale stabile, con i loghi di Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Trecase. Sarà allestita una tenda attrezzata alla rotonda di via Panoramica (dove fino a sabato mattina c’era il gazebo dei cittadini) con la presenza di sindaci e consiglieri comunali. È confermata per domani la riunione dei primi cittadini dei diciotto comuni del Parco Nazionale del Vesuvio: sarà proposto lo spegnimento, per tre minuti, dalle 21 alle 21,03, delle luci di tutti i diciotto Comuni. Una forma di protesta al buio per decretare la definitiva morte del Parco patrimonio dell’Unesco. Giovedì, per l'intera giornata, lutto cittadino proclamato sempre da Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Trecase. Tutte le attività pubbliche e private si fermeranno. Venerdì, infine, alle 21, sempre alla rotonda, consiglio comunale congiunto (allargato a Pompei e Torre Annunziata). È un modo per incanalare la protesta nell’alveo di un percorso meno drammatico. Ma la gente, non solo le frange più organizzate legate all’area antagonista, sembra non starci. Si cammina, da funamboli, sul filo di lana del ruolo istituzionale e la ricerca del consenso di una popolazione esasperata dalla convivenza con un eco-mostro. Un fronte del rifiuto, che dice no ai rifiuti, senza se e senza mai, sempre più convinto di aver già dato.