Il prefetto ordina:; via libera ai mezzi Bufera sui Sindaci

Boscoreale, ancora caos e tensione
Il primo cittadino: sciopero della fame
26 settembre 2010 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

boscoreale. La notte porta scompiglio. Quando arrivano i camion con la monnezza le strade del Vesuvio si arroventano. L’altra notte, nonostante la pioggia, ci sono stati ancora scontri, con una sassaiola dove un funzionario di polizia s’è guadagnato una contusione. Ma 190 compattatori sono passati e hanno scaricato fino alla tarda mattinata di ieri. Alla rotonda di via Panoramica, dove troneggiava il gazebo del presidio, ieri non c’era più nulla. Via l’accampamento e via il cumulo di tal quale. Alcuni cittadini in serata si sono riuniti nel parcheggio di un negozio di casalinghi, distribuendo t-shirt con la scritta «Terzigno dice no alla discarica» sotto lo sguardo vigile di pochi poliziotti, finanzieri e carabinieri. Il traffico scorreva tranquillo. Giusto qualche coccio di bottiglia ai margini dell’asfalto. Ma la brace della protesta contro l’apertura della discarica di Cava Vitiello non è spenta, cova sotto la cenere dei rifiuti, come il magma nella pancia del vulcano sterminatore. Il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, nella notte aveva adottato tre ordinanze inviate ai sindaci di Boscoreale, Terzigno e Boscotrecase affinché si adoperassero per far consentire lo scarico della spazzatura e rimuovere i blocchi stradali. La protesta «costituiva un pericolo per la salute pubblica particolarmente grave con ricadute anche sull’ordine e la sicurezza pubblica». Nella discarica sono sversati i rifiuti che da giorni ingombrano le strade di Napoli, che non possono essere mandati altrove. Il clima è pesante, anche perché la protesta è in gran parte spontanea e riunisce gente comune, disorganizzata e inesperta quindi facile preda di sbocchi violenti, nei quali avrebbero la peggio. Smantellato il presidio, il cuore della protesta si è trasferito a piazza Pace, davanti alla sede del municipio di Boscoreale dove il sindaco Gennaro Langella, un commercialista del Pdl, ieri mattina ha cominciato lo sciopero della fame, sotto una tenda della Protezione civile. Un tavolo, computer e una brandina da campo per passare la notte. Bottiglie d’acqua, un sorso di Gatorade e basta, anche se il medico che l’ha visitato ieri sera gli ha consigliato di bere almeno 200 grammi di latte al giorno. Affamato ma lucido, Langella annuncia varie iniziative: «Per martedì abbiamo convocato una riunione dei sindaci dei 18 comuni del parco del Vesuvio. Sarà formalizzata la provocatoria richiesta di abolire il parco. A che serve, quando viene violentato dalla spazzatura?». Fino a quando andrà avanti? «Se dicessi fino a quando la discarica sarà bloccata firmerei la mia condanna a morte» risponde con realismo. «Il mio obiettivo più immediato è ottenere un tavolo istituzionale con Provincia e Regione per spiegare le nefaste conseguenze dell’apertura sulla salute e l’economia del nostro territorio a vocazione turistica». Gli fa eco il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, più piccante che dolce, pure lui del Pdl con una propensione all’ossimoro: «Scateneremo una guerra pacifica, perché abbiamo già dato, non vogliamo più dare. Altro che Vesuvio, lo chiameremo Parco della monnezza». Per stamattina, intanto, Legambiente ha organizzato una giornata di cittadinanza attiva a favore della differenziata. Si vedranno nei pressi del cimitero di Trecase. Nel loro volantino sfornano pure calembour: «Tra poco verranno i giorni della vendemmia del Lacryma Christi, per i cittadini del Vesuvio questi sono i giorni di Lacrime Amare». A Boscoreale da giorni è anche occupata la sala consiliare, diventato il quartier generale del Movimento Difesa del Territorio, l’ala politicizzata della protesta. C’è un po’ di tutto e riecheggiano i ragionamenti ripetuti fino allo spasimo a Pianura e Chaiano sulla necessità della differenziata. Che cosa ne pensano delle dichiarazioni del sottosegretario Alfredo Mantovano che ha attribuito agli anarco-insurrezionalisti la regia degli scontri? «Siamo camorristi o guerriglieri. Si mettessero d’accordo» rispondono in coro. «Stiamo solo difendendo la nostra terra». E gli scontri? «Se non ci fossero stati non sarebbero arrivate qui le tv e i giornali e la seconda discarica l’avrebbero fatta in silenzio». Più tecniche (violente) di comunicazione che tecniche di rivolta, quindi.

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