Soci occulti nelle società: l’ombra di Fabbrocino sulle cave di Terzigno
Le cave di Terzigno - quella che già ospita una discarica e quella che, secondo le ultime decisioni, presto diventerà il secondo sito del parco del Vesuvio - sono da tempo all’attenzione della Procura. Già il prefetto Gianni De Gennaro, quando nel 2008 diventò commissario per i rifiuti, dopo aver varato un provvedimento di occupazione, scrisse all’allora l procuratore Franco Roberti riportando i risultati delle indagini degli 007 della prefettura di Napoli che aveva verificato la situazione dele cave Pozzelle (numerate sulla mappa 1,2,3 e 5) giungendo a risultati inquietanti: i proprietari sarebbero tutti collegati in qualche con il boss di San Gennaro Vesuviano, Mario Fabbrocino. L’area era di proprietà di due ditte, la Sari srl (cave 1,2,3) e Vitiello (cava 5). Della prima azienda erano soci: Giuseppe De Gennaro, Aniello Amendola, Aniello Picariello, Aniello La Marca e Salvatore La Marca. De Gennaro è cognato di Antonio Massa, consuocero di Fabbrocino. Massa, infatti, è padre di Giuseppe, genero del boss. Giuseppe De Gennaro era, secondo la prefettura, socio occulto dell’impresa Sorrentino, colpita da un’interdittiva antimafia. Aniello e Salvatore La Marca erano stati colpiti da interdittiva, invece, a causa di un’altra impresa, la Elektrica, proprietaria tra l’altro dell’area di Contrada Pisani dove avrebbe dovuto essere sistemata la contestatissima discarica di Pianura. Secondo il pentito Pasquale Galasso: «I camorristi collusi, gli ex camorristi appartententi a una nota banda campana del dopoguerra... sono i fratelli La Marca (principalmente La Marca Salvatore e tutti i fratelli, e oggi tutti i nipoti e l’intera famiglia). Salvatore La Marca è il padrino di Mario Fabbrocino». Anche Gennaro Vitiello, proprietario della cava 5 dello stesso sito di Terzigno, è stato segnalato dalla prefettura i cui esperti avevano ricordato che Vitiello negli anni scorsi era stato arrestato per usura (ma il procedimento si era risolto in maniera a lui favorevole) ed era stato fermato dalle forze dell’ordine in compagnia di pregiudicati del clan Pesacane. Vicende antiche, che, a quanto pare, nulla hanno a che fare con quelle attuali: i due siti, infatti, sono stati espropriati e i vecchi proprietari nulla hanno a che fare con la gestione attuale: cava Sari, infatti, è stata realizzata da Ecodeco ed è attualmente gestita da Asia. Per cava Vitiello bisognerà eventualmente procedere a un appalto.