Distrutti cinquanta camion, scatta la scorta

Rifiuti, caos totale. Irruzione nella sede di Enerambiente: indaga la Procura. Bertolaso: qualcosa non mi torna
24 settembre 2010 - Giuseppe Crimaldi, Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Due inchieste, 50 compattatori distrutti, milioni di euro di danni, il rischio che già oggi a terra ci siano 1800 tonnellate di spazzatura. E un interrogativo: «I conti non tornano e non capisco il perché». Firmato Guido Bertolaso. Napoli anno zero, riesplode la guerra dei rifiuti in una giornata tesissima. Cominciata con l’odore inconfondibile della diossina sprigionata dai cassonetti bruciati. Alle 17 il clou. Con un atto di guerriglia organizzato nei minimi particolari per colpire l’obiettivo del deposito di Enerambiente a via De Roberto, da una settimana oggetto di intimidazioni ma singolarmente incustodito. Quindici minuti di puro terrore: a colpi di tubi innocenti e mazze ferrate sono stati devastati e resi inutilizzabili 50 mezzi per la raccolta e distrutti tutti gli uffici dell’azienda. Solo per miracolo non è scoppiato anche un incendio, ma a provarci ci hanno provato. Quella dei rifiuti dunque è una guerra, non solamente un’emergenza. I filmati di alcune telecamere potrebbero inchiodare il commando che col volto travisato ha riportato la città a tre anni fa, quando i roghi e le devastazioni - comunque non giustificabili - erano per liberare le strade dai rifiuti e dal cattivo odore. Oggi il movente più accreditato per il blitz è quello che porta alla protesta per la cessazione di un rapporto di lavoro stabilito dalla legge. Quattrocento posti sono in ballo. Ma tanto basta per paralizzare il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Almeno una ventina di persone sono entrate in azione, un paio hanno puntato gli uffici e hanno preso una sedia. Sulla quale si è «accomodato» uno dei delinquenti armato di mazza di ferro. È stato issato a spalla dai complici e uno a uno ha spaccato i parabrezza, le attrezzature interne dei mezzi, le serrature, i serbatoi, gli specchietti, le parti meccaniche esterne, i delicati meccanismi che mettono in funzione i compattatori. Cinquanta mezzi sulla flotta di ottanta inutilizzabili. Non si sono fermati qui: un compattatore è stato spinto contro le mura degli uffici, si è fermato a pochi centimetri, altrimenti sarebbe stata una spaccata in piena regola. Prima di lasciare i vandali sono ritornati negli uffici e hanno devastato le attrezzature e tentato di dare fuoco alle suppellettili che per miracolo hanno retto. Quindici minuti di rappresaglia indisturbata. Perché nessuno ha chiamato subito le forze dell’ordine? Perché solo quando il commando è andato via è scattato l’allarme? E per i mezzi della raccolta scatta la scorta. I trenta mezzi superstiti verranno scortati dai vigili urbani e dalla polizia per cercare di raccogliere quanta più spazzatura è possibile. La richiesta è stata avanzata dal sindaco Iervolino al procuratore Lepore. Al procuratore il sindaco ha chiesto anche di aprire un’inchiesta sulla vicenda. La Procura tuttavia già era allertata. Perché da almeno sette giorni c’è aria di emergenza nonostante si possano sia raccogliere che scaricare i rifiuti. E le parole di Bertolaso non sono passate inosservate. Aldo De Chiara - il coordinatore del pool ecologia - ha chiesto alla Digos una dettagliata informativa per «capire i motivi di questa nuova emergenza». Si battono tutte le piste, perché di cose strane ne sono successe in questi ultimi due giorni. Ieri 68 lavoratori di Enerambiente hanno marcato visita improvvisamente. Più o meno altrettanti nel giorno precedente. Un numero inisuale che ha contributo al blocco della raccolta. Il prefetto Andrea De Martino ha inviato loro questo messaggio: «È un reato gravissimo impedire lo svolgimento di un servizio pubblico». Con molta probabilità verranno sollecitati gli ispettori dell’Inps per verificare la veridicità dei certificati. Malattie che potrebbero essere collegate alla madre di tutte le vertenze. Ovvero il rapporto di Enerambiente con una cooperativa, la Davideco. Dove si annidano i 400 che perderanno il lavoro.

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