Discarica bis ai piedi del Vesuvio, arriva Bertolaso

Siti saturi a gennaio, si punta a Terzigno. La Regione: il governo sblocchi i fondi per i Comuni
19 settembre 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Per dare la sveglia agli enti locali e per fare il punto dei tanti problemi ancora sul tappeto domani si terrà un vertice tra la Protezione civile e i rappresentanti delle amministrazioni locali alla quale parteciperà probabilmente anche il sottosegretario Guido Bertolaso. La crisi incombe, il termovalorizzatore di Acerra funziona a scartamento ridotto, le discariche di Terzigno e di Chiaiano si esauriranno entro i primi mesi dell’anno e quindi si torna a parlare della possibilità di aprire Cava Vitiello, ai piedi del Vesuvio. Il sito si trova nel parco nazionale e i deputati europei arrivati in missione la scorsa primavera avevano chiesto di non aprire nuove discariche in un’area che è patrimonio dell’Unesco. Domani in Provincia si terrà un nuovo incontro tra il presidente Cesaro e i vertici della SapNa per fare il punto della situazione. E proprio la seconda cava di Terzigno sarà uno dei primi punti all’ordine del giorno. Una decisione da prendere in tempi brevi, anzi brevissimi: se i lavori per una nuova discarica alle falde del Vesuvio iniziassero oggi sarebbero conclusi appena prima dell’esaurimento di quella già aperta. Se invece si individuasse un nuovo sito ci vorrebbe certamente più tempo: bisognerebbe utilizzare le vie ordinarie a partire dalla caratterizzazione. E questo mentre il primo cittadino di Acerra, Tommaso Esposito, che ha già chiesto a Cesaro di non autorizzare l’abbancamento a Pantano delle balle provenienti dagli impianti di tritovagliatura che non possono al momento essere bruciate ad Acerra, ha indetto una conferenza stampa per martedì. E’ facile immaginare che il no alle balle sarà ripetuto con fermezza. Anche perché in Campania ce ne sono già più di sette milioni. Poi c’è aperto il fronte dei «ristori»: dalla Regione parte l’appello al governo per sbloccare i 200 milioni (fondi Fas) destinati ai «risarcimenti» per i Comuni. Il rallentamento negli sversamenti e le difficoltà finanziarie in cui versa l’azienda dei rifiuti napoletana, l’Asia, sono la ciliegina della torta di questa difficile situazione e conducono l’emergenza alle porte di casa dei napoletani. «L'obiettivo è ripristinare le condizioni di normalità entro martedì mattina»,fa sapere l’assessore Paolo Giacomelli. Ieri nell’area tra Salvator Rosa, Giacinto Gigante e piazza Mazzini restavano 15 tonnellate arretrate da raccogliere. Dovrebbe intervenire Enerambiente che sta gestendo il servizio in quella parte della città in regime di proroga. Ma l’azienda, che dal prossimo mese si occuperà di una zona più piccola e che aspetta ancora dei pagamenti dall’Asia, ha bloccato le sostituzioni per ferie e malattie, e quindi il recupero va a rilento. Finora l’impresa aveva fatto ricorso ai lavoratori interinali della cooperativa Davideco: una vicenda che per un filo non gli è costata l’esclusione della gara chiusa a luglio. A Pianura e Soccavo ieri restavano a terra 80 tonnellate, a Bagnoli e Fuorigrotta 50, a Barra San Giovanni e Ponticelli 20. In tutti questo quartieri la raccolta è affidata all’Asia. E anche in questo caso non mancano i problemi: Asia, infatti, ha solo quattrocento camion e quando questi restano in coda per sversare più a lungo del previsto (come è successo negli ultimi giorni in seguito alla chiusura delle due linee di Acerra e dei lavori in corso a Chiaiano) non è in grado di far ripartire il giro di raccolta. Anche perché il dieci per cento dei compattatori è normalmente in riparazione e l’azienda, che deve ancora intascare circa 170 milioni dal Comune, ha difficoltà a pagare le riparazioni che quindi vanno avanti con il contagocce. Una situazione estremamente intricata sulla quale intervengono i sindacati «Noi ci auguriamo che le due ditte liguri che hanno vinto l’appalto arrivino con mezzi adeguati - dice Patrizia D’Angelo segretaria provinciale della funzione pubblica della Cgil di Napoli - Bisogna inoltre sperare che il termovalorizzatore di Acerra, inaugurato in pompa magna da Berlusconi, riesca a funzionare a pieno ritmo». E Vittorio D’Albero della Fiadel è anche più pessimista: «Il sistema è imploso. Nel settore c’è troppa gente che non sa nemmeno se e quando prenderà lo stipendio».

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