Sotto accusa il progetto di Palazzo Caracciolo

"Rifiuti, nel Piano c'è la stangata"

Di Stefano: è generico e sarà il cittadino a pagare
Domani vertice del Pd
19 settembre 2010 - Gelsomino Del Guercio
Fonte: Il Mattino Avellino

«È una vicenda davvero imbarazzante. La genericità dei presupposti e l’enorme lievitazione dei costi del Piano industriale rifiuti penalizzano i cittadini irpini. Su acqua e rifiuti, e sui servizi pubblici in generale, penso alla sanità, appare fortemente compromesso il futuro e la crescita qualitativa dell’Irpinia». Lello De Stefano, responsabile Pd per gli enti sovracomunali, appare fortemente preoccupato per i riflessi del Piano presentato dalla Provincia di Avellino. Domani pomeriggio a Via Tagliamento si terrà una riunione per esaminare la questione, con la presenza dei consiglieri a Palazzo Caracciolo e di una rappresentanza di sindaci. «Vedo troppi abusi e distorsioni, frutto di un decreto legge, il 195-2010, in deroga alle norme Europee, che solo in Campania disegna una normativa straordinaria per uscire dall’emergenza. La provincia – sottolinea De Stefano - anziché essere intesa come Ambito territoriale per il controllo e la pianificazione diventa gestore, e la condizione è aggravata, per quanto riguarda ”IrpiniAmbiente”, dall’inesistenza di mezzi e competenze che spingono verso una previsione di investimenti che ricadono interamente sui cittadini». De Stefano, ma uno strumento che mettesse a regime il ciclo dei rifiuti in Irpinia era necessario. «I costi sono sproporzionati, 156 euro per abitante è tantissimo. Il peso che negli anni la provincia di Avellino ha sopportato per l’emergenza rifiuti viene pagata due volte: la prima con il calcolo medio dei costi nei comuni riferito al 2008 con i dati dell’emergenza - alti e ulteriormente aumentati - e la seconda quando non si immagina alcun ristoro nonostante Difesa grande, il cdr e la discarica di Savignano. Credo che questo sia un caso di applicazione sperequativa stile Tremonti, con la profonda anomalia solo campana che i comuni sono esclusi dalla gestione, ma sono responsabili dei ruoli e della qualità del servizio verso i cittadini». Davvero questo Piano è così negativo? «Nella sua genericità, il Piano industriale consegna parametri non specificati, dati statistici interpolari, senza tener conto delle caratteristiche abitative - diverse da comune a comune - e dei riflessi industriali del servizio. Il dato del personale è incerto sia sui parametri che sulle qualifiche e sulla quantità reale. Capitolo a parte poi, merita la discarica di Savignano». In che senso? «Lì resta sullo sfondo il prosieguo dell’appalto con i privati senza gara e appare immediatamente l’aumento di quantità dei rifiuti da conferire rispetto ai dati attuali di raccolta differenziata. Il Piano inoltre presenta palesi disarticolazioni sull’utilizzo degli impianti: appaiono sottodimensionati quelli di Teora e Montella con un evidente sovradimensionamento della discarica di Savignano e dello Stir». Secondo lei anche i piccoli comuni saranno danneggiati? «Certo. Chi aveva raggiunto qualità e costi contenuti sarà danneggiato, con aumenti a volte del 100% senza alcun meccanismo di premialità con standard qualitativi inferiori. Anche la strategia basata sulle isole ecologiche e sui centri di raccolta comporta lievitazione degli investimenti e incertezza sui costi dei trasporti e di gestione dei punti, con un più basso indice qualitativo in termini di sicurezza ambientale e di qualità del servizio. Infine, l’esclusione dalla previsione dei costi dello spazzamento, genericamente affermando che attualmente sono gestiti in economia, rappresenta una falsità: nella gran parte dei comuni il servizio è svolto da imprese private o dai gestori dei due consorzi: L’organizzazione del servizio graverà ulteriormente sui comuni. Insomma, non vorrei che si costruisse un supercarrozzone».

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