"Rifiuti, da gennaio ogni giorno mille tonnellate a terra"
"Terzigno e Chiaiano si avviano allo stop"
All’audizione della commissione regionale sui rifiuti e sulle bonifiche era stata chiamata la Iervolino. Non ci andrà né lei, né l’assessore all’ambiente. È martedì pomeriggio, sono le 15.30, e a varcare la porta della commissione al sesto piano del palazzo F13 del consiglio regionale è Giuseppe Pulli, coordinatore del dipartimento ambiente di palazzo San Giacomo. E qui, è scritto nel resoconto stenografico dell’audizione terminata alle 17.45, lancia un allarme. Serio. Pesante. «Da gennaio - dice - il comune di Napoli potrebbe avere 1000 tonnellate al giorno che non sa dove collocare, perché Terzigno si esaurisce a fine anno, Chiaiano si esaurisce tra fine anno e metà anno prossimo a secondo di come procede l'attività di sversamento». E precisa: «Questo è un dato tecnico che vi riporto brutalmente così com’è. Perché per quanto possiamo incrementare la differenziata, tutto fa pensare che possiamo raddoppiare, quindi possiamo andare a 350 tonnellate e a 700, ma ne rimangono 900 tonnellate da collocare ogni giorno». Ecco, con l’anno nuovo si torna ai giorni bui dell’emergenza. Non solo. Perché parlando al presidente della commissione Tonino Amato (Pd) e ai consiglieri Amente (Pdl), Giordano (Idv) e Maisto (Api) il dirigente comunale focalizza lo stato dell’arte su differenziata e impianti e lancia un ulteriore allarme: «A Chiaiano non ci sono le linee fognarie: l’acqua scende dalla collina dei Camaldoli, incontra la discarica che fa ostacolo, e arriva nel comune di Marano». Arriva veleno, insomma. Dal lato Pianura, invece, verrebbe giù acqua e fango. Poi i dati reali della differenziata. «A Napoli si producono ogni giorno 1600 tonnellate, circa 1 chilo e mezzo a persona e di questa quantità - spiega Pulli - circa 350 tonnellate vengono raccolte in modo differenziato, intorno al 20 per cento della produzione e che riguardano 140 mila abitanti». Lontano, quindi, da quel 25 per cento segnato come asticella dal decreto legge che chiudeva sull’emergenza. Ma è un quadro nero anche sugli impianti per dare un colpo d’acceleratore alla differenziata. Ovvero isole ecologiche e impianti di compostaggio. Tutto fermo, i finanziamenti sono bloccati. Sulle prime: «10 isole ecologiche di cui 5 finanziate dalla Regione, di cui 3 realizzate e nel giro di pochi mesi dovrebbe entrare in funzione anche la quarta isola ecologica a Scampia». E le altre 5? Pulli è tranchant: «Le deve realizzare l’Asìa ma che io sappia, appaltati i relativi lavori, però ancora non ha dato corso a niente». E così con gli impianti di compostaggio, senza di cui la frazione umida dei rifiuti deve essere spedita in Sicilia al costo di 200 euro a tonnellata. Di più, paradosso, della cifra per spedire, negli anni dell’emergenza, i rifiuti in Germania. «Il ciclo dei rifiuti di Napoli prevede anche 2 impianti di compostaggio per 48mila tonnellate annue. Ma la Regione ha bloccato il già previsto finanziamento di 7,5 milioni per quello della zona est e - continua davanti alla commissione - sul secondo impianto non si è assunta nessuna decisione sull’argomento». Stallo. Anche su Chiaiano dove arriva un altro allarme: «Non è arrivato nemmeno un euro dei 60 milioni di misure compensative così come previsto dall’accordo del 4 agosto 2008 tra sindaco e commissariato». A cosa servivano? E’ ancora Pulli che parla: «Il miglioramento del sistema stradale saltato nella zona di Chiaiano» ma soprattutto «il completamento del sistema fognario». Senza «l’acqua dei Camaldoli arriva in discarica e si riversa su Marano e quella sul lato Pianura, se non viene fatto il collegamento c’è un rischio molto grande» perché giù non verrebbero solo veleni ma acqua e fango. Ne è a conoscenza il presidente della Municipalità Malinconico e le associazioni ambientaliste, quest’ultime ascoltate anche ieri in commissione. Commenta il presidente Tonino Amato: «Siamo seriamente allarmati di fronte alle tematiche che stanno emergendo. Lunedì ascolteremo i vertici dell’Asìa e poi faremo un sopralluogo a Chiaiano e Terzigno, dove abbiamo il timore che siano sversati rifiuti non solo urbani». Ma il tempo prima di una nuova crisi è breve. «Nessuno si sta preoccupando sulle soluzioni da adottare da gennaio e non vorrei - conclude Amato - che alla fine l’unica soluzione sia allargare gli sversatoi».