Termovalorizzatore a rilento, in tilt due forni
Forni in tilt: il termovalorizzatore di Acerra riprenderà funzionare a pieno ritmo probabilmente a marzo quando sarà completata la manutenzione su tutte e tre le linee. Intanto le balle che non potranno essere bruciate saranno depositate ad Acerra nel sito del Pantano e a Caserta nella discarica di San Tammaro. Una vicenda complessa e destinata a suscitare polemiche: sull'avvio del termovalorizzatore si è giocata anche una partita politica che non smette di riscaldare gli animi. Ricostruire quello che sta succedendo non è semplice. Ma è necessario per capire che cosa accadrà nei prossimi mesi. Secondo gli esperti della protezione civile sulla linea 2 e 3 si sono verificati dei problemi ai refrattari che ricoprono i forni. Per la 3 era già previsto un intervento di manutenzione, per la 2 è stato necessario anticipare lo stop e provvedere alla rimessa a punto. In nessun caso, sottolinea la struttura di Bertolaso, ci sono stati sforamenti nelle emissioni. I problemi non sarebbero cominciati oggi. Già a giugno dello scorso anno si verificò un guasto alle pompe che alimentano la circolazione dell'acqua di raffreddamento dei forni. Poi è stata la volta delle caldaie che si sono bucate. Queste, infatti, sono composti da due parti: nella prima inizia la combustione dei rifiuti, nella seconda si perfeziona la cattura del calore. Entrambe le camere di combustione sono protette da refrattari che ad Acerra si sono rotti probabilmente a causa delle sollecitazioni termiche. Altrove, ad esempio a Brescia, dove l'impianto è gestito dalla stessa azienda che si occupa dell'unico termovalorizzatore campano, la A2A, i forni vengono preservati dai fumi ad alto contenuto acido prodotti in abbondanza dai rifiuti da coperture in acciaio. Sui motivi dei guasti è aperto il dibattito: c'è chi pensa a errori di progettazione e chi ipotizza che il combustibile utilizzato (i rifiuti prodotti dagli stir) abbiano caratteristiche differenti da quelle previste per quell'impianto che doveva bruciare un prodotto con un potere calorifico più elevato (il cdr). In ogni caso i danni secondo le prime stime supererebbero i dieci milioni di euro. E non solo: il mancato guadagno della A2A, ammonta a circa sessantamila euro al giorno. Soldi che, secondo contratto, saranno recuperati allungando il periodo nel quale sarà percepito il famoso Cip 6, cioè il contributo statale. I soldi per le riparazioni, invece, sono stati spesi dalla A2A che dovrebbe poi recuperarli dal trasferimento di energia alla struttura stralcio. Questa potrebbe, poi, ipoteticamente rivalersi su Fibe, l'azienda che ha realizzato l'impianto. Si aprirebbe in questo caso l'ennesimo contenzioso. Una gomitolo difficile da districare: in attesa di veder funzionare l'impianto a pieno ritmo, però, della missione operativa della protezione civile è partita la richiesta alla SapNa (la società che gestisce per la Provincia il ciclo dei rifiuti) di utilizzare una delle piazzole libere in località Pantano (sempre ad Acerra) per sistemavi le balle provenienti dagli stir della provincia di Napoli che per legge non possono essere depositate in discatica. L'azienda ha dato il proprio nulla osta. Nei prossimi giorni il presidente Luigi Cesaro dovrebbe firmare il decreto di autorizzazione. Ma il consigliere provinciale della Federazione della Sinistra, Tommaso Sodano, con un comunicato invita Cesaro a desistere «poiché a norma di legge non esistono i presupposti per un decreto urgente: sarebbe un atto illegittimo, oltre che l'ennesimo scempio ambientale, perpetrato con il consenso di politica e potere economico, sulla pelle dei cittadini». Sodano ricorda poi di aver presentato nel giugno 2009 una denuncia in Procura. Denuncia che a suo parere «giace ormai dimenticata».