«Il segnale d’allerta per l’alluvione era stato trasmesso ai sindaci»
Una giornata con la gente di Atrani: per pianificare gli interventi, raccogliere lo sfogo di chi ha perso tutto e la speranza di chi è pronto a ricominciare, incassare la protesta di chi avrebbe voluto subito sul luogo del disastro - e non quattro giorni dopo - un rappresentante della protezione civile nazionale. «Arriviamo adesso perché il meccanismo dei soccorsi a livello locale ha funzionato come un orologio - spiega Bernardo De Bernardinis, il vice di Guido Bertolaso - a noi tocca gestire la fase della ricostruzione».
Questo il protocollo: ma i cittadini forse avrebbero voluto anche un gesto simbolico di presenza dello Stato, oltre agli aiuti economici per risolvere le prime necessità.
«Comprendo le loro ragioni, però ripeto che il nostro intervento ”a caldo” non era necessario. E comunque ho sempre seguito personalmente, anche se a distanza, le varie fasi della vicenda. Quanto ai soldi necessari nell’immediato, ha provveduto la Regione»
Che situazione ha trovato?
«I volontari hanno svolto un lavoro egregio. Ma quello che mi ha colpito è stata l’eccezionale capacità dei cittadini di fronteggiare l’emergenza. Sia nel momento dell’alluvione, adottando i comportamenti più idonei per mettersi in salvo, come salire ai piani alti e sbarrare le porte; sia subito dopo, partecipando attivamente ai soccorsi. Una perfetta risposta culturale al disastro naturale»
Disastro annunciato?
«Atrani è costruita sull’alveo di un torrente tombato, così come molte località costiere: Genova non fa eccezione alla regola. E questo fa salire i livelli di pericolo». Soluzioni definitive non ce ne sono? «Soluzioni improponibili, come quella di demolire strade e abitazioni».
E allora qual è la via d’uscita?
«Un sistema di allarme perché la popolazione possa mettersi al sicuro».
I geologi insistono sulla necessità di avere sul territorio un’efficiente rete di pluviometri.
«In Costiera esiste già, e funziona benissimo. L’avviso di allerta, con livello di criticità ”medio”, era stato trasmesso alle autorità competenti in tempo utile. Il nubifragio era previsto e purtroppo non è stato inferiore alle aspettative: 75 millimetri di pioggia all’ora».
Dunque c’era un preavviso: e quali provvedimenti sono stati presi?
«Questo deve chiederlo ai sindaci». Il futuro di Atrani: è già possibile fare un conto dei danni? «Ancora no, ma la procedura per attivare gli interventi di sostegno è già partita. La richiesta di dichiarazione dello stato d’emergenza sarà discussa dal consiglio dei ministri in settimana, poi verrà nominato un commissario con poteri straordinari, probabilmente il sindaco, e arriverà l’ordinanza con i finanziamenti».
Cosa c’è da fare subito?
«Ho individuato tre priorità. Innanzitutto la bonifica del bacino idrografico alto. Poi il ripristino dei servizi essenziali: per la fornitura idrica aspettiamo l’esito delle analisi Arpac; più complessa la situazione del sistema fogne, compromesso dalla frana. Terzo passaggio, un intervento provvisorio per restituire l’agibilità alla copertura del torrente tombato che attraversa il paese».
Quanto costano queste priorità?
«Non posso fare calcoli precisi. Intorno al milione di euro». Poi bisognerà rimettere in sesto abitazioni e attività commerciali. «Per fotuna i cittadini di Atrani hanno tanta voglia di ricominciare. Il barbiere mi ha chiesto cento volte se poteva riaprire il suo negozio oggi stesso».