Il disastro in Costiera

Atrani, la rabbia dei cittadini davanti al municipio

Comitati in piazza, sfiorata la rissa con gli amministratori: "Abbiamo le scarpe sporche di fango"
13 settembre 2010 - Piera Carlomagno
Fonte: Il Mattino

ATRANI. Sporchi di fango e ficcati negli stivaloni di gomma, corrono in casa, tirano fuori carte, le piazzano davanti alle telecamere. È stato «disseppellito», lo dicono loro, il vecchio comitato Sos Torrente Dragone, il sindaco Nicola Carrano è furioso: «Si fa politica anche sulle disgrazie», ma la gente si riunisce, distribuisce volantini, convoca un’assemblea popolare. È l’ora delle polemiche ad Atrani, della ricerca delle responsabilità e della stanchezza. Al tramonto del quarto giorno non c’è ancora traccia di Francesca Mansi, dispersa nell’alluvione di giovedì pomeriggio. I sommozzatori devono chiudere un’altra giornata senza successo, l’elicottero si ritira, continuano le barche, mentre il papà della ragazza resta impalato di vedetta sulla spiaggia di fango. L’appuntamento per gli abitanti di Atrani viene ripetuto ossessivamente col megafono. Alle 17 sotto il municipio. Nel bel mezzo della via dei Dogi, quella che ha coperto il letto del torrente Dragone, prima negli anni Cinquanta, poi, nel tratto superiore, negli anni Settanta. Una «furbata» nata da una necessità. Come tutti i paesini arroccati, fatti di vicoletti e scalinatelle, non solo in Costiera amalfitana, anche Atrani aveva bisogno della sua strada vera. E di parcheggi. Così il torrente è diventato un nastro di asfalto coperto di auto, quelle che sono finite tutte a mare giovedì sera. Ieri in piazza si faceva il censimento. Ne hanno contate 70 solo in mattinata. Tirate fuori dal pontone grondanti d’acqua e accartocciate. Oltre cento persone, dei quasi 900 abitanti, hanno risposto all’appello del comitato. Alla testa Rosario Di Pino e Luigi Conforti. Al grido di: «Scoperchiamo il fiume» e di «Creiamo le squadre locali di protezione civile» e «Prepariamo un piano d’emergenza», chiedono di entrare in Comune, di parlare con gli amministratori. Lo mandano a dire dal comandante dei vigili urbani Aldo Cavaliere. La risposta è furibonda. «Qui abbiamo le scarpe sporche di fango. Sono quattro giorni che non ci fermiamo». Si sfiora la rissa. Il sindaco viene accompagnato a casa perché rischia di sentirsi male. In piazza si dividono. «È un’ala troppo spinta del comitato - ammoniscono Luigi Amato e Luciano De Rosa Laderchi - Non sviliamo il lavoro fatto. Non è tempo di azioni eclatanti». Distribuiscono una cronologia: si parte dalla morte di un cittadino il 28 agosto ’84 dopo una fuoriuscita abnorme di fango alla foce del fiume; si arriva al 25 febbraio: la giunta vuole monitorare il fiume, gestire le discariche abusive, frenare le colate. La data successiva è il 9 settembre.

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