"Allarme lanciato ma nessuno ci ha dato retta"

L'esperto: eventi più circoscritti per fuggire c'è un'ora di tempo
11 settembre 2010 - Franco Ortolani
Fonte: Il Mattino

Atrani Giovedì pomeriggio la zona compresa tra Amalfi e Maiori è stata investita da una intensa precipitazione che in un'ora ha fatto cadere al suolo da 50 a 70 millimetri di pioggia; alla fine dell'evento circa 150 millimetri di pioggia hanno inondato la superficie del suolo del Vallone Dragone. L'eccezionale evento piovoso, secondo Campaniameteo.it, è stato causato da cumuli nembi che si sono autorigenerati sul versante sudorientale dei Monti Lattari tra Amalfi e Maiori. Il bacino imbrifero del Vallone Dragone che attraversa Atrani è incastrato tra ripidi versanti costituiti da rocce calcaree ricoperte in gran parte da suolo non incastrato nel substrato e da livelli di lapilli sciolti. La parte inferiore è prevalentemente terrazzata e coltivata mentre la parte superiore è coperta da castagneti e boschi cedui. L'acqua di precipitazione generalmente si infiltra nel sottosuolo per cui solo le parti impermeabilizzate alimentano il deflusso superficiale. Eventi piovosi come quello di giovedì possono causare l'innesco e scorrimento di flussi fangoso-detritici rapidi che si alimentano con i sedimenti sciolti superficiali. La vegetazione arborea che ha radici in questi ultimi non può impedire i dissesti citati. Altri dissesti rapidi si possono originare dai versanti ripidi boscati devastati dagli incendi a causa dello strato di cenere che impermeabilizza la superficie del suolo; conseguentemente l'acqua che defluisce si trasforma rapidamente in colata detritico-fangosa che si riversa nell'alveo del Vallone Dragone. Da circa 15 ettari di versante incendiato, come accaduto a Montoro Superiore negli scorsi anni, si possono alimentare flussi detritici incanalati in alveo che possono raggiungere portate di circa 100 metri cubi al secondo. Le immagini filmate evidenziano la considerevole portata del flusso che ha invaso l'abitato di Atrani trasportando tronchi, frammenti di legno bruciacchiati, grossi massi e inglobando decine di autoveicoli e moto nelle strade urbane. Come al solito, il tratto urbano del vallone è stato trasformato in strada che scorre sul vallone; identica situazione di Casamicciola devastata dalle colate di fango del 10 novembre 2009. Il flusso fangoso detritico che inglobava tronchi e massi non è stato smaltito dall'alveo tombato e si è riversato sulla strada sovrastante devastando e causando la scomparsa di una ragazza. Fatalità, imprevedibilità dell'evento, colpa di qualcuno? È già iniziato il solito «protocollo» di azioni post-disastro che poi lascerà tutto come prima dal punto di vista della difesa dell'ambiente e delle vite umane. Il 3 agosto scorso ho messo in rete la nota intitolata «Incendi boschivi. Aumentano gli affari con le attività antincendio e non diminuisce il rischio idrogeologico». Il 20 agosto ho messo in rete una nota dal titolo «I meteo-serial-killer (i cumulo nembi) si verificheranno anche nel prossimo autunno? Ancora indifesi aspettiamo che colpiscano». Nelle ultime decine di anni si sono verificati eventi piovosi molto intensi (da circa 100 ad oltre 300 millimetri) della durata di alcune ore che hanno causato centinaia di vittime (il 1° ottobre scorso nel messinese, nell'aprile 2006 e il 10 novembre 2009 ad Ischia, tra il 5 e 6 maggio 1998 nel sarnese, il 19 giugno 1996 nella Garfagnana, tra il 24 e 25 ottobre 1954 nel salernitano). Sono perturbazioni che non si possono prevedere. Nella sola Campania vi sono circa 500mila persone esposte a tali rischi idrogeologici ed è impossibile mettere in sicurezza il territorio che è stato oggetto di diffusa e impropria, secondo le leggi della natura, occupazione. La prevenzione dei danni alle persone derivanti dagli eventi tipo cumulo nembo può contare su circa 30-60 minuti di tempo, in relazione alle caratteristiche fisiche locali. L'unica difesa attuabile velocemente può essere garantita installando una fitta rete di moderni pluviometri che individuino l'inizio dell'evento piovoso eccezionale e consentano di allarmare le aree già precedentemente individuate, con adeguati piani di protezione civile locali, nelle quali possono riversarsi i flussi fangoso-detritici rapidi. In poco tempo si garantirebbe una necessaria sicurezza ambientale; la vita umana merita l'attenzione istituzionale dedicata alla difesa dagli eventi idrogeologici.

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