Energia da fotovoltaico ed eolico il progetto da 200 milioni di euro
Il Cilento è da tempo sotto la luce dei riflettori della Direzione investigativa antimafia. Nell’ultima relazione semestrale della Dia, quest’area finisce nell’elenco delle zone che devono essere «attenzionate». Si parla soprattutto di criminalità finanziaria. Non più solo speculazione edilizia, dunque, ormai bloccata anche dall’approvazione del Piano del Parco del Cilento e del Vallo di Diano (avvenuta lo scorso dicembre) che mette i paletti al cemento selvaggio. L’attenzione si rivolge ora altrove: agli investimenti finanziari. Alberghi, ristorazione e attività turistiche in generale finiscono sotto la luce dei riflettori. Sono queste il business più semplice per riciclare denaro sporco o per avviare il proprio predominio sul territorio gestendo una bella fetta di economia. Tant’è che anche la guardia di finanza è da tempo impegnata in un attenta verifica di alcune attività presenti sul territorio. Lo ha dichiarato, a conclusione del vertice tenutosi ieri in prefettura a Salerno, il colonnello Angelo Matassa alla guida del comando provinciale di Salerno. «Stiamo lavorando da tempo sul Cilento, ci sono delle indagini in corso per verificare l’eventuale esistenza di fenomeni criminali», ammette Matassa glissando sul tipo di attività in corso. Il rischio della longa manus del malaffare, dunque, è sempre più forte secondo gli inquirenti. Ma, al momento, nessuno si sbilancia. Un argomento che, secondo indiscrezioni, sarebbe stato affrontato anche nel corso dell’incontro di ieri. C’è un breve passaggio nella relazione semestrale della Dia che in questo momento potrebbe essere significativo: l’attenzione deve essere rivolta anche al progetto delle energie rinnovabili. Un progetto che (neanche a dirlo) vede proprio il Comune di Pollica capofila di un accordo di reciprocità nei quali sono stati coinvolti tutti i Comuni che rientrano nell’area Parco. Ottanta, per la precisione. L’ipotesi di progetto, fatta propria dal Parco nazionale del Cilento, fu presentato proprio dal Comune di Pollica. Il piano, «Verso l’autonomia energetica del Parco», prevede la costruzione di impianti eolici, la messa in funzione di vecchie centrali idroelettriche e soprattutto la realizzazione di una centrale fotovoltaica da 20 megawatt in grado di servire l’intero parco. Ai 70 milioni di fondi pubblici si sarebbero così aggiunti gli investimenti dei privati, per un ammontare di 128 milioni di euro. Ma la cifra potrebbe anche lievitare. Un appalto, ritengono gli inquirenti, che potrebbe far gola alla criminalità finanziaria e a quei clan che in questo momento hanno denaro da investire. Il pensiero corre ai Casalesi, ma non solo. Alcuni investigatori parlano di «zone grigie» proprio per indicare dei settori e dei personaggi che non sfuggono ai controlli investigativi. L’attenzione è alta e potrebbe essere rivolta anche ad una serie di imprenditori che «ruotano» nell’orbita della malavita organizzata senza però essere direttamente ad essa collegata. Del resto esistono indagini che, già in passato, portavano la camorra a sud del capoluogo per quanto riguarda la gestione illecita dei rifiuti. Il campanello d’allarme sulle fonti rinnovabili, del resto, è stato lanciato come monito anche a livello nazionale e non soltanto limitato al Cilento o al progetto eolico voluto da Angelo Vassallo. Un progetto del quale, nella cittadina, tutti parlano. Anche perchè il sindaco aveva deciso di investire stipulando un mutuo di enormi proporzioni. Le cosiddette fonti rinnovabili, del resto, è un business criminale che in questi anni sta impegnando procure e magistratura di tutt’Italia generando inchieste che conquistano anche le pagine dei settimanali oltre Oceano. Le nuove tecnologie stimolano difatti l’interesse della malavita organizzata in quanto consentono di diversificare gli investimenti, di sperimentare nuovi campi, di ritagliarsi un posto di prestigio nelle economie più moderne. E non solo. Quello eolico diventa un business appetibile, secondo gli inquirenti, non soltanto per gli investimento che devono essere fatti ma anche per la gestione. Si tratta dunque di una materia nuova ancora non governata da regole certe: il mercato è dunque senza regole e può essere facile preda di speculatori senza scrupoli. Un argomento del quale si parla anche nel Rapporto Ecomafia di Legambiente dove viene analizzata soprattutto la figura dello speculatore-criminale. Si chiamano «sviluppatori»: si occupano di trovare i siti, di ottenere le autorizzazioni, del movimento terra, della fornitura del calcestruzzo. Poi, svolto il loro compito, passano l’affare alle imprese del settore.