Asia senza fondi, stop allo smaltimento dei veleni

Rifiuti speciali bloccati nei depositi: finanziamenti per un milione di euro pignorati dai creditori
8 settembre 2010 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Mille chili di rifiuti speciali - pile e farmaci - stivati in depositi che dovrebbero essere sicuri (almeno così sì lascia trapelare) perché non ci sono i soldi per mandarli nelle discariche adeguate, ci vorrebbero 500mila euro. Non è finita qui: in altri siti sbucati fuori come funghi all’epoca dell’emergenza sono state stoccate tonnellate e tonnellate di rifiuti solidi urbani, quelli dei sacchetti neri, che hanno un valore di smaltimento pari a 3,5 milioni. Anche in questo caso niente soldi e rifiuti imboscati. Infine, si fa per dire, c’è una ingiunzione di pagamento per 1,2 milioni di euro del tribunale che ha bloccato i flussi di cassa - già molto ridotti dell’azienda - che in aula ha perso un contenzioso in materia di lavoro che risale a cinque anni fa. Il paragone calza a pennello: immaginate un pugile all’angolo con la lingua da fuori, basta un altro colpo ed è ko. La lingua penzoloni è secca come la terra nel deserto. Questa è oggi Asìa, l’azienda speciale per i rifiuti urbani. Una bomba ecologica posta nel centro di Napoli, in chissà quali meandri sono abbandonate queste tonnellate di rifiuti. E se scoppiasse un incendio? Se ci fosse un’emergenza esiste un piano per tenere sotto controllo i siti in questione? Si studiano soluzioni che potrebbero arrivare dagli equilibri di bilancio in aula entro fine mese. Il sindaco Rosa Russo Iervolino nell’unica giunta informale di una settimana fa ha catechizzato la squadra in maniera chiara sulla questione soldi: «Facciamo tutto quello che è possibile - racconta chi a quella chiacchierata ha assistito - facciamo grandi cose senza appellarci alle solite problematiche, lasciamo un buon ricordo e soprattutto non cadiamo nella trappola dei giornalisti, non schieramoci per quello che riguarda le primarie». Vale a dire gettiamo il cuore oltre gli ostacoli e facciamo quadrare i conti per una volta con il saldo più. Non sono mancate schermaglie anche dure con qualche assessore. Ma le voci corrono veloci come il vento, in tanti non vogliono rimanere bollati a vita da problematiche non create da loro. Che risalgono ad anni addietro. E la domanda che si pongono è semplice: Asìa, che svolge una missione fondamentale per la città, quanto tempo può durare senza una gestione che garantisce almeno la parità fra entrate e uscite? E senza un contratto di servizio che stabilisce i parametri entro i quali si deve muovere? Da Chiaia il presidente della Minicipalità Fabio Chiosi e il suo vice Maurizio Tesorone chiedono il commissariamento dell’azienda perché «nonostante la minore presenza di cittadini nel mese di Agosto la città, ed in particolare i quartieri della Municipalità, risultano in uno stato di degrado igienico ambientale disastroso». La denuncia arriva da Chiaia ma vale per tutti i quartieri di Napoli. Torniamo ai conti, ai numeri di Asìa che sono da brividi anche per colpe non sempre sue e dell’unico azionista, ovvero il Comune. Asìa dal primo gennaio gestisce la discarica di Terzigno e i due siti di Caivano e Tufino, vale a dire che paga stipendi e manutiene impianti che invece dovrebbero essere a carico della Provincia. Ma dall’ente di Piazza Matteotti in otto mesi non è stato erogato nemmeno un euro. Questione - quelli dei fondi - per Naoli e il Comune spinosissima. Perché da Roma i vari governi che si sono alternati spiegano che in 10 anni è stato erogato un miliardo e più. Da Palazzo San Giacomo fanno notare che quei soldi sono finiti nelle casse del commissariato e non in quelle dell’ente.

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