Napoli Est, concessi i suoli si accelera sull’inceneritore

Otto ettari dalla Regione al Comune: si avvia la procedura di gara
7 settembre 2010 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

Ora si parte davvero. Perché con la concessione di 8 ettari a Napoli Est, da parte della Regione al Comune, si imprime un colpo d’acceleratore alla costruzione del termovalorizzatore. «Adesso c’è il via libera per le fasi successive: non ci dovrebbero essere più intoppi», spiega l’assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano. Che sono, secondo un cronoprogramma di massima: «Capitolato di gara, progetto preliminare e il via ai lavori». La palla passa ora a palazzo San Giacomo che potrebbe espletare la gara già entro dicembre. Poi ci vorranno all’incirca 36 mesi per costruire l’impianto che tratterà 400mila tonnellate di rifiuti l’anno. Poco più di mille al giorno e tutti provenienti dagli impianti Stir. L’ultimo tassello, il passaggio nevralgico dell’iter burocratico, è frutto del protocollo d’intesa firmato all’inizio di agosto (e pubblicato sul Burc di ieri) tra il governatore Caldoro, il sindaco Iervolino e il presidente della Provincia di Napoli. Secondo l’intesa («che consentirà di risolvere l’annosa questione dello smaltimento dei rifiuti scongiurando il reiterarsi di situazioni non controllabili dal punto di vista igienico – sanitario e di ordine pubblico») palazzo Santa Lucia concede «il diritto di superficie al Comune, per un periodo di anni 60, fatta salva la possibilità di rinnovo, di circa 8 ettari compresi nell’ambito dell’area del depuratore Napoli Est», alla Provincia «la programmazione e organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti» mentre al Comune il compito delle «successive procedure e modalità di realizzazione dell’impianto». Per ora c’è già una società comunale ad hoc: la Neam (Napoli energia ambiente), che ha un capitale di 500mila euro e che sarà ceduta per il 49 per cento al partner industriale che vincerà il bando per la costruzione e che ammortizzerà la spesa tramite la vendita di energia elettrica. L’impianto dovrebbe avere un costo che si aggira fra i 250 e i 280 milioni e sarà tra i primi cinque della nazione per dimensione. L’area è quella degli ex depositi di carburante a ridosso dell’autostrada Roma-Napoli e qualcuno ha già iniziato ad avanzare il dubbio che nella zona, a cominciare dalla centrale di Vigliena, si concentreranno molti fattori inquinanti. Un’accusa respinta dall’assessore Romano: «Sarà un impianto a griglia mobile, con tre linee di funzionamento, che non comporta particolari aspetti di complessità dal punto di vista della sicurezza e della salute pubblica. A Napoli, comunque, questa rimane l’area più idonea per quest’impianto. Noi comunque - continua il responsabile all’Ambiente della giunta Caldoro - chiederemo ai progettisti un’economia di funzionamento: ovvero l’energia termica prodotta dall’inceneritore verrà usata per disidratare i fanghi del vicino impianto di depurazione. Si risparmierà, quindi, ulteriore energia». Fugati anche i dubbi su cosa verrà incenerito nell’impianto. Niente ecoballe ma solo materiali provenienti dagli Stir («garantiti i rifiuti che verranno bruciati») dopo l’opportuno trattamento. Per una capacità tarata solo per i rifiuti prodotti a Napoli. Si uscirà definitivamente dalla crisi? «Con Acerra e con gli impianti di Napoli e Salerno - continua Romano - possiamo risolvere la situazione agevolmente senza più problemi». Rimangono le ecoballe stoccate (oltre 8 milioni di tonnellate). «Ma su questo punto non c’è molto da fare - conclude Romano - o quelle colline di rifiuti si tombano o si costruisce un inceneritore ad hoc per bruciarle. Perché al momento non sembra esserci una terza soluzione».

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