La resa delle Province: piano rifiuti, siamo in ritardo
L’ombra di una nuova emergenza rifiuti comincia quasi a essere palpabile. Mai è stato così vicino un altro punto di non ritorno. «Mancano gli impianti e i soldi per pagare i lavoratori dei bacini. Io sono sempre ottimista però ora posso solo dire che se la proroga non arriva ci fermeremo dove siamo arrivati, miracoli non se ne fanno». L’assessore all’Ambiente e ai Rifiuti della Provincia Giuseppe Caliendo non è certo criptico. Parla lui ma è come se parlassero anche i suoi colleghi delle Province di Caserta, Salerno e Benevento e la Regione. Tutti nello stesso calderone. Non vuole sentire la parola resa però i fatti sono questi. La proroga attesa è il rinvio dell’andata in vigore della legge - la 195 - che ha sancito la «provincializzazione dei rifiuti». Nella sostanza dal primo gennaio saranno le province a dovere gestire chiavi in mano, in cambio della Tarsu, l’intero ciclo dei rifiuti fatta eccezione per lo spazzamento, unica incombenza che rimarrà ai comuni. La richiesta di proroga è già stata formalizzata e settembre sarà il mese delle decisioni. A concederla dovrà essere la Protezione civile di Guido Bertolaso. Ma da Roma sulla questione fanno orecchie da mercante. «C’è una legge - fanno sapere - e va rispettata, il termine non verrà derogato». È braccio di ferro anche se ieri Bertolaso sul patto di stabilità ha fatto un’apertura che in piazza Matteotti fa ben sperare. Si sbloccano 16 milioni di euro da trasferire ai Comuni per mettere in campo 34 isole ecologiche e mettere in moto il meccanismo della premialità per gli enti locali che effettuano la differenziata. Ma soprattutto si liberano risorse per pagare i lavoratori dei consorzi a stretto giro di posta. La linea politica tra Provincia e Regione è comune. Caliendo fotografa così la situazione attuale: «Gli impianti di compostaggio sbandierati a suo tempo da Walter Ganapini sono impianti fantasma. Non esistono né a Napoli, né a Caivano, né a Pomigliano. Non solo, ma si erano anche persi i progetti che adesso stiamo recuperando». Che senso avrebbe in queste condizioni dare alle province la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti? Meglio prendere un po’ di tempo, almeno un anno, per far partire gli impianti e mettere mano anche alle discariche ormai esaurite o sull’orlo dell’esaurimento. Ma Bertolaso è personalità rigida. Il suo ragionamento non fa un piega come trapela dal suo quartier generale: «Se in un anno non è stato fatto quasi nulla perchè dovrei prendermi la responsabilità di emendare una legge da me voluta? A cascuno le sue responsabilità».