Impianto Cuma, bomba ecologica per i Campi Flegrei
Pozzuoli. Il rischio che si ripeta la catastrofe ambientale del 2009. È quanto paventano i lavoratori del depuratore di Cuma, che annunciano anche una manifestazione presso la Regione per chiedere il pagamento dei loro stipendi. Con una nota ufficiale, infatti, nei giorni scorsi la Hydrogest - che insieme a quello di Cuma gestisce anche i depuratori di Acerra, Villa Literno, Orta di Atella e Marcianise - ha annunciato di «non poter far fronte al pagamento delle competenze del mese di agosto». Ciò ha spinto i sindacati a mettere in preallarme i lavoratori. «Abbiamo notizia - afferma Gennaro Esposito, rappresentante aziendale della Uil - di un incontro previsto per il prossimo 3 settembre tra Hydrogest, Termomeccanica e Regione. Se da quel tavolo non giungeranno notizie positive per le nostre paghe, siamo pronti a scendere in piazza e protestare presso la sede della Regione». Sindacati e lavoratori denunciano anche le difficoltà con cui sono costretti a operare negli ultimi tempi. Dopo la rescissione del contratto, comunicata dalla Hydrogest alla Regione lo scorso 29 luglio, era nata una divergenza tra le parti circa il destino degli impianti. Mentre la Regione riteneva che Hydrogest fosse obbligata in ogni caso a proseguirne la gestione per i sei mesi successivi alla rescissione, la società ritiene che non ci sia un obbligo tassativo ma una «mera facoltà». Per dirimere la questione, le due parti erano in cerca di un accordo: in cambio della ulteriore gestione semestrale e dell’ultimazione degli interventi urgenti in corso di realizzazione, la società avrebbe ricevuto un corrispettivo mensile. Lo scorso 24 agosto, però, l’Ad di Hydrogest, Giovanni Lo Gullo, aveva posto come termine ultimo per l’accordo il 30 agosto e aveva chiesto alla Regione di riprendersi «in consegna gli impianti senza ulteriori indugio». L’ultimatum lanciato da Hydrogest è scaduto senza che l’accordo sia stato raggiunto, creando di fatto le premesse per un vuoto gestionale all’interno degli impianti. O, almeno, questo è il timore dei sindacati. «Denunciamo - scrivono le Rsu di Cuma - la grave situazione gestionale determinata dalla rescissione del contratto e che si sta determinando per l’assoluta mancanza istituzionale. A parte il fatto che i lavoratori si stanno autotassando per l’acquisto di carburante, sapone e altro materiale di consumo, i nostri tecnici lamentano l’impossibilità di sopperire a una eventuale emergenza. Si pensi alle prossime piogge, che avranno gravi conseguenze sulla gestione dell’impianto e produrranno gravi danni ambientali sia sul litorale che sul territorio di Licola e Cuma». A detta dei tecnici, l’emergenza è determinata dal mancato funzionamento di parte degli impianti di sollevamento e delle vasche di dissabbiaggio, la cui riparazione richiederebbe una spesa che Hydrogest non intende ovviamente accollarsi. Il rischio concreto, quindi, è che alle prime piogge più abbondanti si possa giungere al blocco dell’impianto, che determinerebbe l’afflusso diretto in mare e per strada dei liquami non trattati. Eppure, negli ultimi mesi il depuratore ha funzionato bene, grazie a un lavoro durato mesi, ma che ora rischia di essere azzerato da un tracollo improvviso. «Un’eventuale paralisi - spiega un lavoratore - romperebbe l’equilibrio biologico su cui si basa la nostra depurazione, costringendoci a ricominciare da zero. Forse, nessuno interviene perché ormai la stagione balneare è quasi finita».