Stop all'Asìa 2: finiti i fondi per i rifiuti
Vincono i sindacati, Asìa 2 non si farà più. Ma potrebbe essere una soluzione che se mette a tacere il dissenso dall’altro lato è destinata nel giro di pochissimo tempo a far precipitare la questione rifiuti nel profondo dell’emergenza. L’assessore competente Michele Saggese è molto chiaro. «Asìa 2 non si farà più, i sindacati l’hanno definita la linea del Piave. Noi stiamo studiando strade alternative ma Asìa è in cattivissime acque. Non ci sono soldi per pagare i fornitori. Di più, i sindacati ci avevano promesso un miglioramento del servizio che negli ultimi tre mesi mi pare peggiorato. Prevedo un autunno difficile». Più chiaro di così davvero non poteva essere l’assessore. Asìa 2 in un certo senso doveva essere la «lavanderia» della casa madre atteso che sarebbe partita con un capitale iniziale di 35 milioni di euro. Fondi che avrebbero ripulito da debiti e vecchie pendenze la casa madre. L’allarme dell’assessore è più che giustificato, basta vedere in che stato è la città: strade sporche, cassonetti pieni operatori ecologici fantasma nonostante siano 2500. È bastata la protesta di una notte, quella tra giovedì e venerdì per mettere in ginocchio Napoli che ha visto a terra oltre 250 tonnellate. Ecco la cartolina di venerdì mattina secondo l’assessore - se non si corre ai ripari - sarà lo specchio della città spesso e volentieri. Il paradosso è che con la bocciatura di Asìa il Comune non potrà attivare appunto già acceso di 35 milioni che serviva proprio per rilanciare l’intero sistema dei rifiuti prima del passaggio di consegne alla Provincia che dovrebbe arrivare a inizio anno. Procediamo con ordine. A cosa serviva Asìa 2 con precisione? Il Comune - con il passaggio di consegne alla Provincia - per quello che riguarda i rifiuti avrà in gestione solo lo spazzamento e non più la raccolta. Asìa 2 doveva essere lo strumento per adempiere a questa funzione. Oltre naturalmente a incassare i 35 milioni per la partenza. Nella sostanza una costola di Asìa - destinata a finire prima o poi sul mercato - si sarebbe occupata esclusivamente e «fin da subito - si legge nella delibera a firma dell’assessore Michele Saggese - per un potenziamento qualitativo di alcuni servizi. E segnatamente quelli di spazzamento collegati al decoro urbano, che, determinando un miglioramento della qualità della vita si configura quale reale e concreto investimento che il Comune intende realizzare sul sistema-città, ottenendo oltre a prevedibili effetti immediati, anche una modifica del complesso immateriale di beni (culturali, sociali, civili e ambientali) che rappresentano un presupposto fondamentale per la ripresa dello sviluppo urbano». Questa la finalità tecnica che doveva avere il nuovo soggetto. Ce ne era un’altra un po’ più politica che - secondo Palazzo San Giacomo - avrebbe evitato eventuali nuovi aumenti della Tarsu da parte della Provincia. Perché? La Tarsu genera 170 milioni, visto che lo spazzamento costa 25, la cifra che il Comune intende trattene alla fonte, appunto la Tarsu, alla provincia sarebbero andati 145 milioni. Dunque l’aborto di Asìa 2 potrebbe avere anche questo risvolto. Perché dunque i sindacati sono stati così ostinati a dire no? La risposta sta in questo passo della delibera che definiva che sarebbe entrato in Asìa 2: «Tale soggetto - si legge nel documento - acquisirà da Asìa, nel pieno rispetto e tutela degli interessi dei diversi assetti aziendali, le risorse umane e strumentali già disponibili e dedicabili a questa tipologia di attività attraverso la cessione del ramo d’azienda con il quale verrà conferito anche il servizio». Verso la nuova società sarebbero migrati tra i 600 e gli 800 dipendenti oggi in forza ad Asìa. I sindacati temono che per queste maestranze poteva scattare un arretramento in termini di stipendio. Di qui le barricate. Malgrado le tante riunioni fatte a Palazzo San Giacomo con l’assessore e le rassicurazioni del sindaco Rosa Russo Iervolino Asìa 2 non si farà.