Caccia ai veleni, la task force svuota i sacchetti

I vigili rovistano tra i rifiuti per individuare e risalire ai responsabili: così scatta l'indagine
20 agosto 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Mascherine per proteggere i polmoni, guanti per evitare le infezioni, i vigili dell’unità operativa di Secondigliano sono stati i primi in città a sperimentare un nuovo metodo di indagine: aprire i sacchetti abbandonati ai bordi delle strade o nelle discariche abusive, e rovistare dentro a caccia di dati per identificare i «proprietari» dell’immondizia e andargli a contestare lo sversamento illegale. Il primo blitz è scattato ieri mattina in due siti specifici: la circumvallazione esterna e la strada che conduce al campo rom di cupa Perillo. È stato il comandante della polizia municipale, il generale Sementa, ad organizzare l’operazione condotta dal nuovo responsabile dei vigili di Secondigliano, il tenente Ciro Colimoro, fresco di nomina dopo due anni trascorsi al comando della municipale del Vomero. Alle sette del mattino le pattuglie erano già in strada, accompagnate dai mezzi dell’Asìa: si tratta del primo degli interventi coordinati con Salvatore Corbi e Giuseppe Palazzo, dirigenti dell’Azienda Servizi igiene Ambientale di Napoli. Il lavoro è andato avanti fino al pomeriggio inoltrato, le sorprese sono state tantissime e la lista di napoletani individuati dai vigili è già lunga. Almeno trenta persone nei prossimi giorni verranno contattate: i loro nomi erano sulle ricevute gettate via, sulle locandine pubblicitarie arrivate per posta e buttate ancora chiuse, su documenti considerati poco importanti e infilati nella pattumiera. Nomi e cognomi vicino ai quali erano già segnati gli indirizzi, a volte anche i numeri di telefono. Così sarà facile per la municipale contattare tutti e chiedere conto della presenza di quell’immondizia ai bordi della strada. Ma non ci sono solo comuni cittadini che si liberano illegalmente dell’immondizia. Tra i rifiuti sono stati identificati sacchetti con materiale attribuibile a un importante centro diagnostico napoletano, ad aziende note e meno note che nella pattumiera, non gettano solo l’immondizia comune, ma anche fogli di carta intestata. Oltre al banale pattume, gli agenti della municipale e il personale dell’Asìa hanno anche recuperato molto materiale considerato pericoloso. È il caso, ad esempio, di decine di taniche con residui di colorante per calzature. I vigili si sono messi in contatto con la ditta toscana che produce quel materiale e hanno chiesto un elenco delle aziende napoletane che utilizzano il prodotto: partiranno da quell’elenco per identificare il calzaturificio che ha lasciato al bordo della strada quella immensa bomba ecologica. La sorpresa più grande è arrivata, però, a cupa Perillo, nella immensa discarica abusiva che è stata creata dinanzi all’ingresso del campo rom. Proprio in cima a una montagna di immondizia, alla sinistra di un cumulo di rifiuti edili colmi di eternit, è stato individuato un plastico raffigurante il centro storico della città di Napoli. L’oggetto ha attirato l’attenzione dei vigili e dei responsabili dell’Asia che hanno concentrato il lavoro in quella zona recuperando, oltre a un paio di modelli tridimensionali, decine di incartamenti: progetti per costruzioni edili e rifacimenti di intere zone della città, mappe di Napoli con la segnalazione degli eventuali interventi, perfino una pianta del galoppatoio di Torino datata 1959. Su tutto quel materiale c’erano riferimenti allo studio di architettura del professore Aldo Loris Rossi che, lo leggete nell’intervista qui di fianco, è indignato perché dieci giorni fa ha mandato tutto il materiale in una discarica ufficiale e adesso non si spiega come sia finito lungo una strada di Napoli. In mezzo a quel pattume, imbevute di percolato e olio, ci sono anche una decina di tesi universitarie: si leggono i nomi degli studenti, non più quello dei docenti che le hanno seguite. Verrebbe voglia di prenderle e restituirle ai ragazzi, ma il solo pensiero di toccarle fa venire i conati. Meglio lasciarle lì.

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