Rifiuti e camorra, le cordate dei soliti noti da Marrazzo a Chianese nei dossier degli 007

Trentacinque ditte campane fermate dall'interdittiva atimafia
I sindacati: si alle ditte del nord
20 agosto 2010 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

Trentacinque ditte fermate dalle interdittive antimafia, ma sono sempre gli stessi i «signori dell’immondizia», gli uomini che hanno trascinato decine di amministrazioni comunali nel gorgo delle indagini della magistratura e dello scioglimento da parte della prefettura, tanto da rendere l’appalto del servizio di igiene urbana estremamente rischioso. Non a caso il Comune di Napoli ha fatto ricorso a un bando di gara europeo che ha aperto il mercato a imprese non campane. Da settembre, infatti, il servizio di raccolta sarà svolto da due ditte liguri, la Docks Lanterna e la Lavajet. Sul campo resta anche Enerambiente, una società del gruppo Gavioli gestita, però, a Napoli dal consigliere del Pdl Dario Cigliano. Un’operazione che non preoccupa i sindacati che pure nei mesi scorsi sono scesi più volte sul piede di guerra. «È importante per noi che si garantiscano i livelli di servizio e occupazionali e la trasparenza delle procedure. A cominciare da quelle sulle normative antimafia. Se per essere garantiti dal punto di vista della legalità bisogna ricorrere ad aziende del Nord, noi non abbiamo nulla in contrario», commenta Patrizia D’Angelo, responsabile di settore della Cgil. Ma per il sindacato Azzurro la difesa della legalità non deve diventare delega nei confronti delle imprese del Nord: «Vigilare sui signori dell’immondizia anche in Campania è possibile – dice Vincenzo Guidotti – Innanzitutto bisogna evitare i legami tra le ditte e i politici». E, naturalmente, anche la sede legale al di sopra del Garigliano non è di per se garanzia di legalità: la rotta tra la Campania e la Liguria è stata più volte percorsa dai rifiuti tossici smerciati illegalmente. Del resto, chi sono gli imprenditori che da decenni dominano il settore con l’aiuto dei clan e l’appoggio della politica, risulta evidente dalle inchieste giudiziarie e dalle interdittive della prefettura. Le cordate sono sempre le stesse: quello che cambia sono i nomi delle ditte e le loro sedi sociali. Tra i nomi ricorrenti, quello di Angelo Marrazzo (Ecoltech, Risan, Marrazzo, Spumar) di cui gli 007 della prefettura nella relazione sul Comune di Crispano, poi sciolto per infiltrazione mafiosa, scrivono: «Il Marrazzo Angelo è soggetto controindicato ai fini antimafia, destinatario di provvedimenti interdettivi adottati dalla prefettura di Napoli a far data dal 1999, sulla scorta degli accertamenti effettuati dal gruppo Gia». Angelo e Domenico Marrazzo sono il padre e il fratello del consigliere regionale dell’Italia dei Valori Nicola Marrazzo. Un’altra cordata è quella che fa capo ai Romano (ditta Di Palma e Accademia dell’Ambiente) che, come risulta dalla recente ordinanza Normandia 2, ha rapporti d’affari anche con le imprese del gruppo Ferraro che fanno capo a Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur, accusato di essere vicino ai Casalesi. Poi ci sono i La Marca (Elektrica) che, secondo gli 007 della prefettura, sarebbero stati condizionati dai Fabbrocino e che spesso si trovano in società con i Di Francia (Di.Frabi) e i Colucci (Deleco). Per non dimenticare Luca Avolio (Alma) e Cipriano Chianese (Resit).

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