Laghi e discarica via libera alle bonifiche

Ok ai fondi: partono gli interventi a Giugliano e Castelvolturno
20 agosto 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Quarantotto milioni di euro saranno impiegati per avviare il risanamento e la messa in sicurezza delle aree dell’ex Resit e dei laghetti di Castelvolturno: lo ha stabilito la presidenza del Consiglio dei ministri con l’ordinanza numero 9831, su sollecitazione dell’assessore regionale Giovanni Romano. Uno stanziamento che servirà innanzitutto a mettere in sicurezza la zona nella quale, secondo la relazione inviata dal geologo Giovanni Balestri alla procura della Repubblica, i rifiuti tossici hanno inquinato anche la falda acquifera con sostanze cancerogene. Un passo, solo il primo, per tamponare l’emergenza della zona dove, secondo gli esperti, il disastro ambientale sarà inevitabile entro cinquanta anni. L’ordinanza, però, arriva mentre i pozzi dell’area di Giugliano, più di settecento secondo la Provincia, restano aperti e la loro acqua viene utilizzata per irrigare frutta e ortaggi che in queste settimane vengono venduti al mercato di Giugliano e a quello di Fondi dai quali raggiungono le tavole di mezz’Italia. E non solo: anche le aziende di surgelati acquistano a Fondi; quindi melenzane e piselli, broccoli e spinaci potranno essere venduti anche tra molti mesi. Un rischio che, al momento, è più che mai attuale: il sindaco di Giugliano, Giovanni Pianese, che è l’autorità sanitaria sul territorio, sostiene di essere ancora in attesa di mezzi per procedere a nuove analisi. L’arrivo dei 48 milioni di euro dovrebbe mettere fine a ogni possibile esitazione. I fondi saranno presi dalle risorse del commissario all’ambiente delegato alla gestione della bonifica che sarà avviata dalla Sogesid, società in house del ministero. L’ordinanza (lo ha fortemente voluto Romano) sottolinea che l’intervento avverrà nel rigoroso rispetto delle determinazioni assunte e da assumersi da parte dell’autorità giudiziaria. I pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci, infatti, hanno recentemente inviato a Cipriano Chianese e ad altri cinque indagati, gli avvisi di chiusura delle indagini per le attività svolte nella ex discarica Resit dove, lo ha raccontato il manager pentito Gaetano Vassallo, furono depositati negli anni Ottanta e Novanta veleni di tutti i tipi e perfino i pericolosissimi fanghi provenienti dall’Acna di Cengio. Con Chianese sono finiti nel mirino dei Pm Claudio De Biasio, ex direttore generale del Consorzio Ce4 e attualmente dipendente in aspettativa del consorzio Napoli-Caserta; Giulio Facchi, ex subcommissario di governo per l’emergenza rifiuti in Campania; Bruno Orrico, funzionario presso la stessa struttura; Sergio Orsi, ex direttore generale della società Ecoquattro; Giuseppe Valente, ex presidente del consorzio Ce4 e del consorzio Impregeco. Secondo il geologo Balestri il disastro ambientale sarà inevitabile entro il 2064 perché la falda della Resit si è rotta e i veleni si sono già infiltrati. Drammatica anche la situazione dell’area dei laghetti di Castelvolturno. Uno studio inviato lo scorso anno dall’allora commissario all’ambiente Massimo Menegozzo alla presidenza del Consiglio, al ministero dell’Ambiente, all’allora governatore Bassolino, a prefetti, sindaci, assessori e ai responsabili delle Asl disegna lo scempio avvenuto in un’area di 22 chilometri quadrati che va dal Lago Patria fino a Mondragone. «Va segnalato complessivamente un rilevante e diffuso inquinamento in tutte le matrici esaminate con alcuni ”hot spot” particolarmente preoccupanti per entità dei fenomeni», era scritto nel documento. Situazione ad alto rischio «sia per le aree agricole, che per quelle interrate e per la falda». Anche in questo caso il pericolo viene dai pozzi e sopratutto da quelli abusivi utilizzati per irrigare gli ortaggi e dare da bere alle bufale.

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