Sull’arenile di Nisida sigilli violati dopo il sequestro: lo sbocco a mare tra abbandono e incuria

Sdraiati al sole sulla spiaggia-discarica

In centinaia ogni giorno tra cumuli di immondizia
E c'è chi rimpiange gli abusivi
18 agosto 2010 - Claudia Marra
Fonte: Il Mattino

Arenile di Nisida Una discarica a cielo aperto, sulla spiaggia vietata di Nisida. Dove il bagno si fa nonostante dieci bei cartelli di divieto di balneazione e le centinaia di sacchetti di «munnezza» ben sistemati alle spalle dei bagnanti e, in più, nascosti dietro una alta siepe di erbaccia a mò di cumulo, resti di spazzatura, vecchie boe, tendaggi e tapparelle, alternati a rottami di frigoriferi, lavatrici, pozzetti del ghiaccio, reti di materassi in disuso e perfino alcuni carrelli della spesa da supermercato vecchi e pieni di ruggine. Ieri mattina, in questo contesto di spettacolo indecente, a farsi il bagno erano in almeno ottocento. Una specie di lingua di immondizia maleodorante e pericolosa, a pochissimi metri dai bagnanti circondati da ombrelloni e rifiuti. Qui, in via Nisida, sulla spiaggia ci arrivi solo per passaparola. Una conca di mare sita di fronte e poco più avanti dell'orrendo scheletro di cemento del vecchio Lido Pola che ormai colleziona solo scritte vandaliche. Una spiaggia alla quale si accede dal lato sinistro della strada che conduce al carcere minorile, ogni mattina d'estate, nonostante i tanti divieti di balneazione (nonostante le ordinanze sindacali del divieto del Comune e i sigilli di area sottoposta a sequestro), arrivano di buon ora centinaia di bagnanti per accaparrarsi uno spazio di spiaggia libera, moltissimi napoletani provenienti da ogni quartiere della città, ma anche molte domestiche straniere in pausa lavoro. E si sistemano con l'asciugamani in quel pezzetto di spiaggia vietata e ricco di munnezza. Spazzatura ben visibile anche dall'alto, dal belvedere di Posillipo, quello della curva di via Coroglio dove si fermano centinaia pullman di turisti per un click di rito. «Io insieme all'ombrellone, il sacchetto per raccogliere i resti della spazzatura me lo porto da casa - dice Antonio - io vengo qui da anni, abito a Pianura e non ricordo mai di aver visto qualcuno pulire». Una spiaggia completamente abusiva, come abusiva è la scala di legno posizionata dagli stessi bagnanti sotto i massi della scogliera di via Nisida per agevolare il passaggio. Come la doccia costruita dagli stessi bagnanti con un tubo di un pompa, così da regalarsi anche uno spruzzo di acqua dolce. E in questo non gli si può dare almeno il merito di una grande arte di arrangiarsi. Un tratto di spiaggia vietato che si può raggiungere anche da un secondo ingresso, ancora più vietato: scavalcando le transenne di nastro rosso dei sigilli giudiziari che circondano l'area vicina sequestrata, perché ancor prima destinata a parcheggio abusivo, e attraversando un cancello divelto e trasformato in una specie di porticina, più adatto agli anziani. «Qui il mare è limpido - dice Ciro, 20 anni di Barra - non è giusto che non possiamo fare il bagno, dopotutto la spazzatura non è così vicina e poi io non la vedo, sto sempre sugli scogli». Eppure c'è chi si lamenta: «Lo sappiamo che qui è tutto abusivo, ma vogliamo una spiaggia libera dove poter andare - dice Luisa di Ponticelli, distesa sulla spiaggia a pochi passi dalla scritta di pittura rossa che adorna gli scogli per ricordare di "buttare la spazzatura altrove" - qui si stava meglio prima del sequestro dei lettini, fino a pochi giorni fa qui c'era l'abusiva che puliva e ci fittava anche i lettini, noi facevamo una colletta, e lei con quei soldi ci puliva anche la spiaggia, altrimenti qui non è mai venuto nessuno a pulire». A Nisida tutti conoscono l'abusiva, ce la indicano, si chiama Maria, ha il volto segnato dagli anni: «Sono divorziata, vivo a Cavalleggeri d'Aosta, ma mica lavoro solo qui, la mattina faccio i servizi per le case, assisto di notte gli anziani, poi alle due del pomeriggio vengo qui sulla spiaggia di Nisida, ma a fine luglio mi hanno sequestrato il camion con tutti i lettini per la spiaggia, e vedete cosa è successo, siete giornalisti, scrivete, scrivete, vedete quanta spazzatura c'è, qua se non pulisco io non pulisce nessuno, i bagnanti mi pagavano per pulire e ora non si può fare più».

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